La Voce di Trieste

Ferriera: le difficili promesse di Cosolini e Serracchiani

di

I prossimi saranno giorni importanti per il futuro della Ferriera: a breve verrà presentato l’accordo di programma che chiarirà le future condizioni tramite cui il gruppo Arvedi subentrerà nella gestione dello stabilimento siderurgico; il tutto mentre la politica locale continua a difendere a spada tratta l’industriale cremonese, ritenendolo l’unica opportunità per continuare l’attività produttiva ed evitare il licenziamento degli operai, e attacca – per bocca di Cosolini – coloro che mettono in discussione la buona fede di Arvedi, definendoli “sabotatori”.

Il sostituto procuratore Federico Frezza, al fine di registrare la situazione dell’impianto siderurgico all’inizio della nuova gestione (potendo così rilevare eventuali responsabilità penali del gruppo Lucchini), ha aperto lo scorso agosto un fascicolo sull’attuale situazione della Ferriera, specificando però che – al momento – gli atti presi in considerazione non costituiscono reato. Conseguentemente uno dei due consulenti tecnici di cui si è avvalso il pm, il prof. Marco Boscolo, ha presentato al pm il suo studio, da cui emerge la criticità dello stato attuale dell’impianto, dove altoforno e cokeria risultano danneggiati in più punti.

Checché se ne dica, qui non si tratta di “sabotare” il progetto. Si tratta, più pragmaticamente, di prendere in considerazione le richieste avanzate dal sindaco di Trieste Roberto Cosolini e dalla presidente del FVG Debora Serracchiani, prime fra tutte la bonifica dei terreni e la messa in sicurezza (con seguente riconversione) dell’impianto, per vedere se e in che misura possano verosimilmente essere accettate da un industriale privato, il quale – sarebbe strano se fosse altrimenti – è principalmente rivolto al proprio tornaconto economico.

In una dichiarazione rilasciata dallo stesso Arvedi a Il Sole 24 Ore (in un articolo pubblicato lo scorso 2 agosto), l’industriale ha stimato in «qualche decina di milioni» di euro la spesa per la messa in sicurezza dell’impianto e la risoluzione dei problemi di inquinamento ambientale (con annessa bonifica di acque e terreni). Possiamo coerentemente immaginare che tale sia anche la cifra che l’industriale è disposto a investire di proprio, almeno in un primo momento, per risolvere i gravissimi problemi dell’attività. Sarà però sufficiente? Dalle testimonianze di alcuni operai, i quali per ovvie ragioni preferiscono restare anonimi, la situazione dei suoli e delle acque è tale che la bonifica dell’area viene stimata nell’ordine di alcune centinaia di milioni di euro, non certo di «qualche decina». A confermarlo può aiutare una semplice constatazione: la Ferriera di Servola, tra terreno di proprietà e concessione demaniale, raggiunge una superficie di 562.316 m^2. Come testimonia la fotografia a lato, poi, i depositi di materiale da smaltire si accumulano ormai in vere e proprie montagne attorno all’impianto – senza contare il materiale finito, più o meno accidentalmente, direttamente nel mare, il cui recupero comporterebbe ulteriori spese.

Depositi di loppa, prodotto di scarto nella produzione della ghisa, a lato dell'impianto siderurgico.

Ma l’impegno economico di Arvedi non si limiterà solamente alle spese per la bonifica. Nel programma elettorale di Cosolini era menzionata esplicitamente la riconversione dell’impianto, e lo stesso sindaco ha affermato – come ha riportato Il Piccolo lo scorso 10 settembre – che «negli obiettivi specifici del gruppo di Cremona c’è una riconversione dell’area». In attesa di poter consultare l’accordo di programma fra le istituzioni e il gruppo Arvedi prendiamo questo dato per certo. Ma analizziamo di seguito cosa quest’ipotesi comporti in termini di spesa.

Il gruppo Luchini-Severstal, già proprietario dell’impianto siderurgico, ha calcolato una previsione dei costi per la riconversione della Ferriera, che comprende fra le voci di spesa le opere di demolizione e smaltimento degli impianti esistenti, di re-industrializzazione, di lay-out primario di base, infrastrutture specifiche di lay-out e opere eco. La soluzione prospettata da Lucchini, che prevedeva l’utilizzo della banchina per finalità portuali (come già analizzato su La Voce di Trieste), supera nel totale i 200 milioni di euro (più precisamente: 205.933.650 €). Un’ipotesi in seguito – evidentemente – abbandonata, forse proprio per i suoi costi eccessivi. Possibile che Arvedi si impegni in un investimento di tale portata? I dubbi sono leciti.

Tutto il problema viene infine aggravato da un’ulteriore considerazione: Arvedi è stato presentato, da autorità e stampa locali, come unica alternativa alla chiusura (ipotesi che Consiglio comunale e regionale vogliono assolutamente scongiurare). Da cui possiamo dedurre il peso e la forza contrattuale che l’imprenditore avrà – anche indirettamente – sul tavolo nella stipulazione dell’accordo di programma: difficile immaginare che Comune e Regione possano andare contro gli interessi di Arvedi, proprio perché per loro rappresenta l’ultima carta da giocare. E se l’imprenditore non adempisse ai vincoli ambientali, Comune e Regione avranno la forza di far chiudere, una volte per tutte, l’impianto siderurgico?

Le nostre preoccupazioni restano molte, e non saranno certo le parole fiduciose spese ad elogiare il radioso futuro che ci aspetta a farci cambiare idea. In passato ogni promessa di questo tipo, riguardante la Ferriera di Servola, si è sistematicamente infranta rivelando il nulla che la sosteneva. Anche questa volta sembrano esserci tutti gli ingredienti per una nuova delusione.

© 13 Ottobre 2013

Galleria fotografica

La locandina

Sfoglia online l’edizione cartacea

Accedi | Designed by Picchio Productions
Copyright © 2012 La Voce di Trieste. Tutti i diritti riservati
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Trieste - n.1232, 18.1.2011
Pubblicato dall'Associazione Culturale ALI "Associazione Libera Informazione" TRIESTE C.F. 90130590327 - P.I. 01198220327
Direttore Responsabile: Paolo G. Parovel
34121 Trieste, Piazza della Borsa 7 c/o Trieste Libera
La riproduzione di ogni articolo è consentita solo riportando la dicitura "Tratto da La Voce di Trieste"