La Voce di Trieste

Operazione speculativa illegale sul “porto vecchio”: perché il Pd non risponde sugli interrogativi antimafia?

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Non è per insistenza, ma per dovere civico e professionale che da mesi la Voce ripropone con evidenza, anche sul precedente n.30, alcuni interrogativi antimafia che gravano sulla colossale operazione speculativa edilizia ed immobiliare privata, e già di per sé illegale (perciò già sotto deuncia penale) avviata sul Porto Franco Nord di Trieste col falso pretesto che sia un “porto vecchio” ormai inutilizzabile.

L’operazione speculativa illegale

L’operazione viene tentata da anni, forzandola a tutti i costi e con bugìe pubbliche spudorate, da una rete trasversale ormai scoperta di politici, partiti ed altri, col sostegno del quotidiano monopolista locale Il Piccolo e di soggetti istituzionali che ìncludono addirittura due precedenti prefetti ed alcuni magistrati in servizio a Trieste, quest’ultimi anche con provvedimenti infondati recenti.

La rete trasversale includeva sin dall’inizio il Pd – Partito democratico, formato da ex democristiani, ex socialisti craxiani ed ex comunisti, che la sta ora capitanando con attivismo sempre più irragionevole, determinato ed aggressivo, e con alla testa il sindaco Pd di Trieste rag. Roberto Cosolini e la nuova Presidente Pd della Regione Friuli Venezia Giulia avv. Debora Serracchiani.

In questo assetto politico a guida Pd la rete trasversale ed il quotidiano (dell’omologo gruppo Espresso) ha incrementato in particolare attacchi politici e mediatici violenti e sistematici di delegittimazione e diffamazione, sotto qualsiasi pretesto, contro chiunque ostacoli l’operazione speculativa illecita o tenti di resistervi anche in ruoli, su fronti e con motivazioni differenti.

Da un lato infatti aggrediscono infondatamente, per reimpadronirsi della gestione del porto, l’attuale gestione professionale Monassi dell’Autorità Portuale italiana, che a differenza dalla precedente Boniciolli legata al Pd difende e promuove il Porto Franco internazionale per dovere istituzionale quale organo di Stato.

Mentre dall’altro aggrediscono con rabbia e panico evidenti il sempre più forte Movimento Trieste Libera che invece rivendica, anch’esso per parte sue doverosamente, i diritti integrali dello status internazionale di Trieste e del suo porto franco contestando la sovranità dello Stato italiano e la stessa giurisdizione della sua Autorità Portuale.

Il silenzio sugli interrogativi antimafia

Non rispondono invece sugli interrogativi antimafia che la Voce ha sollevato pubblicamente sulla base di fatti precisi, nell’interesse di tutta Trieste e della prevenzione e repressione delle collusioni fra mafie, politica ed istituzioni italiane, più che possibili qui come altrove. Perché non sono più da decenni solo un “problema meridionale”, e nemmeno di parte politica, come confermano quotidianamente le indagini e cronache antimafia italiane ed internazionali.

Noi abbiamo soltanto chiesto ai politici italiani ed alle istituzioni italiane locali coinvolti delle risposte pubbliche altrettanto doverose, perché chiariscano nel loro interesse almeno quei tre interrogativi principali dimostrandoli infondati.

Costoro fanno invece tutti finta di nulla, pur sapendo bene sia che quali persone ed istituzioni pubbliche hanno il dovere morale, istituzionale e politico di rispondere pubblicamente, sia che il loro silenzio aggrava le l’ipotesi di fondatezza delle nostre domande.

Altrove, dalla Sicilia al Sudtirolo, il loro silenzio sarebbe già di per sé uno scandalo pubblico da dimissioni, indagato dall’antimafia ma anche sollevato e dibattuto da tutti i media. Che invece a Trieste rimangono tutti inerti, fuorché la Voce.

Due interrogativi antimafia nuovi

Questi silenzi sono dunque fatti ulteriori che aggiungono sotto il profilo logico ed investigativo due nuovi interrogativi antimafia ai tre che abbiamo già posto.

Il primo interrogativo antimafia nuovo è: quei responsabili politici ed istituzionali di Trieste, che in qualsiasi realtà normale dovrebbero rispondere smentendo implicazioni mafiose, tacciono invece per semplice, anche se scandalosa, arroganza ed irresponsabilità, oppure per insabbiare il caso perché non possono smentirle?

Il secondo interrogativo antimafia nuovo è: chi, come e perché li sta comunque coprendo tutti al punto da garantire anche il silenzio stampa di tutte le altre testate e di tutti gli altri colleghi giornalisti, sia livello locale che nazionale italiano?

Gli interrogativi antimafia precedenti

Per chi non avesse letto i nostri articoli precedenti, ripubblichiamo i tre primi interrogativi antimafia posti pubblicamente sull’operazione speculativa illegale in danno al Porto Franco:

1) perché il deputato Ettore Rosato (triestino d’area ex democriastana del Pd), che è uno dei promotori più accaniti della speculazione in esame, non dà le spiegazioni pubbliche che gli sono state richieste sul fatto che un verbale in rete della Guardia di Finanza lo ha indicato da anni come referente politico di un potente gruppo edile e finanziario ligure legato alla ‘ndrangheta?

2) perché nel 2010 ai fini dell’urbanizzazione illecita del Porto Franco Nord l’allora presidente dell’Autorità Portuale Claudio Boniciolli (triestino d’area Pd) abbia dato tre quarti dell’area in concessione per 70 anni alla Portocittà s.r.l, senza che l’allora prefetto di Trieste e Commissario di Governo presso la Regione, Giacchetti, fornisse le informazioni antimafia preliminari obbligatorie sui destinatari della concessione (principalmente le imprese Maltauro e Rizzani de Eccher: si veda in rete), che non si sa ancora se siano state almeno fornite dopo la firma del contratto?

3) Perché nel 2011 per “sfondare” illegittimamente, d’intesa con lo stesso prefetto Giacchetti, la cinta doganale di porto franco (simulando un’iniziativa della Biennale di Venezia) sia stato chiamato, e da chi, a Trieste il noto Vittorio Sgarbi, che all’epoca era indagato per mafia quale sindaco di Salemi candidato ed eletto ad opera del boss inquisito Giammarinaro, che egli faceva partecipare senza titolo alla propria amministrazione del Comune, poco dopo sciolta appunto per mafia, nel silenzio su questo dei media triestini?

A chi chiediamo di rispondere pubblicamente

Per quanto sopra, e per necessaria verifica dei coinvolgimenti di alcuni magistrati ed altri funzionari pubblici di Trieste, sul piano investigativo giudiziario abbiamo già provveduto a segnalare questi interrogativi con analisi di dettaglio a sedi antimafia fuori Trieste, che sono ovviamente soggette al segreto d’indagine e non possono dare risposte pubbliche.

Ma sul piano politico e delle amministrazioni locali a questo punto dobbiamo estendere la richiesta di risposta pubblica doverosa non solo ai pidiessini Ettore Rosato, Claudio Boniciolli, ed ai loro principali colleghi sostenitori trasversali da sinistra e da destra della stessa operazione speculativa illecita (gli ex parlamentari Miloš Budin, Roberto Antonione e Roberto Menia, l’attuale Tamara Blažina, l’ex sindaco Roberto Dipiazza) ma anche al sindaco Cosolini, alla presidente regionale Serracchiani ed a tutti i dirigenti locali e nazionali del Pd – Partito democratico, che risulta di fatto il più coinvolto.

Vedremo ora se questi personaggi pubblici, e quasi tutti pubblici ufficiali nelle loro funzioni elettive, si decideranno finalmente a dare le risposte dovute nelle forme proprie della democrazia oppure sceglieranno di continuare a tacere, tentando magari di zittire anche noi con le usuali querele e cause civili temerarie.

Nell’attesa, consigliamo in ogni caso a tutti loro di tener conto del giudizio dei cittadini ben prima e ben più che di quello dei tribunali.

© 3 Ottobre 2013

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