La Voce di Trieste

Inquinamento Ferriera: le responsabilità politiche

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«Gioco delle parti» tra gli enti competenti, la colpa è di nessuno

Responsabilità rimpallate, negligenze sottaciute, tavoli di lavoro che si inaugurano con la stessa solerzia con la quale vengono chiusi senza – superfluo aggiungerlo – che il problema venga minimamente risolto. Comune e Regione non stanno certo brillando nell’affrontare l’inquinamento fuorilegge della Ferriera (già denunciato sull’inchiesta pubblicata nel numero zero), mentre i mezzi nelle loro mani ci sarebbero: proprio in questi giorni il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, dovendo affrontare un analogo problema con gli impianti dell’Ilva, ha infatti chiesto l’abbattimento delle emissioni entro trenta giorni, pena la chiusura degli impianti inquinanti.

Un incontro informale
Un incontro informale si è tenuto martedì 28 febbraio tra l’assessore comunale all’Ambiente Laureni e una quindicina di servolani (anche se ognuno di questi «el ga diese servolani drio la schena»); il primo, dopo aver evidenziato le «grosse difficoltà che ci sono nel gestire questa situazione», ha fatto sapere che il Sindaco sta preparando un’ordinanza in risposta agli sforamenti annuali del 2011:
«entro marzo bisogna mettere per iscritto queste prescrizioni, trasformare questi undici elementi di criticità in undici ordini di servizio, che lo stabilimento fa proprî e trasforma in comportamenti».
I servolani non sono convinti e rispondono per bocca di Alda Sancin, presidente dell’Associazione NoSmog: «questi undici punti chiedono migliorie oggettive o chiedono solo di istruire la gente? Il problema qui è strutturale: le strutture stanno crollando, se pretendiamo che sia l’istruzione degli uomini a risolvere il problema non risolveremo nulla».

Rinvii continui
I problemi, che pure potrebbero essere affrontati di petto, vengono rimandati di giorno in giorno facendosi scudo della burocrazia: l’assessore denuncia il «continuo rimandarsi le carte tra i vari uffici comunali, provinciali, regionali»; anche la colpa, la responsabilità, si perde in questa melma omertosa: «dai cinque Enti coinvolti – continua l’ing. Laureni – esce un gioco delle parti allucinante: l’Ente pubblico ha il dovere di fare delle diffide ogniqualvolta una prescrizione non viene rispettata; ma qui non un solo Ente mi dice che quel che ho rilevato è un’inadempienza: la Provincia segnala che un certo giorno non ha funzionato quella centralina, lo segnalo per vedere se è una mancata ottemperanza; la segnalazione arriva all’Arpa, la quale manda il dato alla Regione che vedrà se sussistono o meno gli estremi per una diffida per mancata ottemperanza di una prescrizione… e questo giro non si ferma mai». Traduzione: sto facendo il possibile ma ho le mani legate.

Voci sparse
Voci sparse sommergono Laureni: «è possibile, per dare un’idea della situazione, fare un’indagine sui lavoratori della Ferriera? A Taranto l’hanno fatto!»; «la Ferriera è l’unica fabbrica in tutt’Italia che in due anni ha ridotto l’incidenza degli infortuni sul lavoro dell’80%! Qui sono collusi anche INPS e INAIL!»; e ancora: «per aver i dati relativi alla salute bisogna fare delle indagini epidemiologiche, qui nessuno le ha mai fatte: le cose si trovano se le si cercano. Qui se qualcuno non inizia a tirare fuori i soldi per fare delle indagini serie parliamo del nulla».
Quando si vocifera che sul protocollo d’intesa la chiusura dell’impianto sarebbe stata posticipata (dal 2013) al 2014 per l’altoforno e al 2015 per la cokeria (voce smentita dall’assessore), i servolani si infervorano: «già nel 2009 doveva chiudere, avevano anche già firmato un sacco di carte. E ora dovrei credervi?»; «e noi cosa facciamo fino al 2015? respiriamo come se nulla fosse?».
Concitati gli animi, ci si inizia a parlare sopra, le risposte alle questioni sollevate si fanno più vaghe, gli argomenti di discussione si diversificano, le conclusioni sono lontane dall’essere tirate.

Tutto va bene?
C’è anche chi ha la faccia tosta di dire che tutto va bene. Luca Ciriani, assessore regionale all’Ambiente (nella stessa giunta dove il Presidente Tondo ha affermato deciso, nel 2008 e in piena campagna elettorale: «la salute dei cittadini prima di tutto, è chiaro che la Ferriera dovrà essere chiusa e convertita, salvaguardando i posti di lavoro. Si può fare!»), ha ricevuto di recente l’associazione NoSmog: «dopo oltre sei mesi di continue richieste per incontrarsi – afferma Adriano Tasso, segretario dell’associazione – si è degnato ieri di concedersi in un fugace incontro dove ha ribadito che per lui sono importanti 1000 posti di lavoro, che l’Arpa funziona bene così come i suoi uffici regionali, non ha voluto nessun documento proposto da noi e si è “gentilmente” rifiutato di fissare un serio incontro successivo». Probabile che la sua opinione cambierà il prossimo anno, quando il mandato starà finendo e sarà ricominciata la campagna elettorale.

Qualche nuovo dato
Con l’inizio del 2012 ricomincia il conteggio dei giorni di sforamento (35 concessi in un anno) per le polveri sottili PM10. Diciassette sforamenti, segnala già la stazione di San Lorenzo in Selva; undici, quella di via Pitacco; diciotto, risponde loro via Carpineto. Il Comune, con un tempismo degno di un cronometrista, chiude il traffico al più piccolo sforamento registrato nel centro città. Lodevole: bisogna salvaguardare la salute dei cittadini, a fronte di un’incoscienza collettiva così diffusa. Ma per chi abita a Servola il trattamento pare essere diverso: pur con livelli di concentrazione dell’aria uguali (se non maggiori) a quelli registrati in città nei giorni di traffico intenso, laddove però la causa non sono le automobili ma la Ferriera, il Comune si guarda bene dall’imporre un qualsiasi “blocco” (semmai vengono richieste delle generali «misure di contenimento delle emissioni», senza però indicare limiti precisi oltrepassati i quali scatterebbe la chiusura – anche solo temporanea – dell’impianto).

I danni alla salute
Quali danni può provocare l’abitare nei pressi della Ferriera di Servola? Una prima indagine è stata fatta dal prof. dell’Università di Trieste Ranieri Urbani: i risultati – seppur parziali – della ricerca sono piuttosto allarmanti: la concentrazione degli IPA cancerogeni di un abitante in zona Università nuova è risultata essere, nei giorni presi in considerazione, di 0,24 ng/m3, in via Pitacco – nei pressi dell’impianto siderurgico – di 431 ng/m3 (duemila volte tanto).
I risultati della ricerca sono stati inviati al Sindaco, all’assessore dell’Ambiente Laureni e alla dott.sa Brana (direttore del Dipartimento di Prevenzione del Servizio Sanitario Regionale). L’unico ad aver risposto, finora, è stato l’ing. Laureni: «c’è difficoltà ad associare gli indicatori d’esposizione a delle azioni concrete». Frase che la dice lunga su quel “gioco delle parti” denunciato dallo stesso assessore – verrebbe da rispondere maliziosamente. Frase che la dice lunga sullo stato di questa democrazia clientelare, i cui rappresentanti, per legittimarsi, si fanno scudo dietro ad una burocrazia asfissiante – risponde, ancor più malevola, una voce da dentro.

© 2 Maggio 2012

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