La Voce di Trieste

Wwf: «Un altro anno all’insegna delle doppiette»

Chiusura della stagione venatoria e favori ai cacciatori

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Molte ombre e qualche luce si registrano nella stagione venatoria che si chiude come ogni anno 31 gennaio. Tra calendari venatori regionali troppo lunghi e il bracconaggio in agguato è sempre forte l’impegno del Wwf (www.wwf.it) in tema di vigilanza ambientale e tutela della fauna.

Nonostante siano stati sventati i temuti blitz in Parlamento per stravolgere e peggiorare la legge 157/92 e consentire la “caccia selvaggia”, molte Regioni continuano ad autorizzare tempi e modalità di caccia non consentiti dall’Unione Europea o ad approvare Calendari venatori troppo lunghi o con leggi regionali invece che con provvedimento amministrativo, per impedire  i ricorsi ai Tar.  È il caso della Regione Friuli Venezia Giulia (www.regione.fvg.it), il cui calendario venatorio è fissato con legge (la L.R. 24/1996), in difformità da quanto previsto dalle norme comunitarie e in assenza di un Piano faunistico venatorio, che è invece lo strumento sulla base del quale dovrebbe essere fissato il calendario.

Questioni che il Wwf del Friuli Venezia Giulia (www.wwf.it/friuliveneziagiulia) denuncia da tempo e che, insieme a tutti gli altri provvedimenti che l’assessorato alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali, la Direzione centrale e il consiglio regionale hanno adottato nel corso di questa legislatura a favore dei cacciatori, danno chiaramente la misura di quanto influisca la lobby delle doppiette sulle decisioni della Regione. Leggere per credere. Negli ultimi anni, l’amministrazione regionale:

  • Ha smantellato il Noava, il Nucleo investigativo sui reati ambientali;
  • Ha chiuso sette stazioni forestali, tornando poi sui propri passi solo per la stazione di Claut, visto il rischio di danno erariale che avrebbe comportato smantellare una struttura appena ristrutturata, e il Centro didattico naturalistico di Basovizza;
  • Non ha costituito il Corpo unico di vigilanza, espressamente previsto dalla legge regionale 6/2008 per rendere più efficace ed efficiente la lotta contro i reati ambientali;
  • ha affidato il coordinamento normativo in materia faunistica e venatoria ad un funzionario-cacciatore che la rappresenta anche in seno al Comitato faunistico regionale, costituito per lo più da doppiette e loro simpatizzanti;
  • tiene nel cassetto da anni il Piano faunistico regionale, in assenza del quale l’attività venatoria non può essere definita gestione faunistica ma semplice attività ludica;
  • non ha approvato i piani di conservazione delle specie più minacciate, tra cui la pernice bianca, sull’orlo della sparizione: per quest’ultima viene emanato da dieci anni un provvedimento amministrativo annuale di divieto di caccia, quando il buonsenso richiederebbe una modifica normativa che depenni la specie dall’elenco delle specie cacciabili;
  • si ostina a non chiudere la caccia a specie in drammatico calo su tutto il territorio regionale quali coturnice e gallo forcello, arrivando, come quest’anno, ad autorizzare l’abbattimento di cinque esemplari di coturnice pur di non sospenderne la caccia tout court;
  • ha consentito, unica Regione in Italia e con una norma in forte odore di incostituzionalità, che la caccia agli acquatici sia ammessa dopo il tramonto;
  • ha eliminato l’obbligo dell’opzione di caccia: nel resto d’Italia ogni cacciatore sceglie se praticare la caccia vagante in zona Alpi o quella da appostamento, dai noi si possono fare congiuntamente;
  • eroga un servizio di caccia (ha un’azienda faunistico-venatoria) per il quale retribuisce diverse persone che sono chiamate ad accompagnare i cacciatori. Da notare che le pagine web dell’Azienda (della Regione) è ospitata non dal sito della Regione ma da quello “dei cacciatori del FVG” www.caccia.fvg.it;
  • con decreto del presidente della giunta regionale del 20 dicembre scorso, ha riaperto l’uccellagione, pratica vietata per la quale la Regione ha già dovuto sospendere l’attività ogni anno in cui è stata attivata tra il 93 e il 2004 per l’intervento del TAR;
  • nonostante le ripetute richieste delle associazioni ambientaliste, consente l’esercizio venatorio in aree abitualmente frequentate dal pubblico come il Parco del Torre;
  • in tempi di crisi, in cui tutti i cittadini sono chiamati pagare più tasse e a fare sacrifici, ha diminuito la tassa di concessione regionale per il rilascio del tesserino di caccia;
  • distribuisce soldi per il mantenimento dei vecchi impianti di cattura degli uccelli (roccoli e bressane) ed eroga contributi ai distretti venatori per la loro attività di segreteria.

«La politica regionale – chiosa il Wwf – dimostra da anni una sudditanza inaccettabile nei confronti della lobby venatoria. Vogliamo ricordare all’assessore Violino che gli interessi del mondo venatorio, anche laddove siano legittimi, non sono interessi generali ma di una categoria; che la fauna e l’ambiente sono un patrimonio collettivo, dichiarati dalla Corte Costituzionale valori trasversali, e che, in quanto amministratore pubblico, il suo compito dovrebbe essere quello di tutelare gli interessi di tutti i cittadini e non solo di quelli che lo votano. Anche perché quello della caccia è un terreno minato e rispondere incondizionatamente a tutti i desiderata del mondo venatorio non è bastato a coloro che l’hanno preceduto a farsi rieleggere. Il consigliere Narduzzi e altri ne sanno qualcosa».

© 30 Gennaio 2012

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