La Voce di Trieste

Tecnica, armonia e sinuosità: il Trio Atos

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In concerto al Teatro Comunale di Monfalcone

Tra i trii con pianoforte più talentuosi e premiati del mondo, i tedeschi Trio Atos si sono presentati martedì 8 novembre al Teatro Comunale di Monfalcone in sordina, ma con la sicumera dei grandi. Proponendo un repertorio arduo, inatteso, per palati fini. Si comincia con Haydn, il Trio in do maggiore Hob XV:27: composto tra 1793 e 1797, permise al compositore viennese di agguantare vette straordinarie, analoghe a quelle delle Sinfonie Londinesi con cui seppe mutare la storia della musica da camera.

Sorprende particolarmente la seconda scelta, il trittico Fremde – Szenen III pensato dal contemporaneo Wolfgang Rihm quale saggio encomiastico all’estetica di Robert Schumann; un saggio all’insegna dell’emotività, del trasporto, dello stupore. Si chiude con Beethoven: colui che – come insegna Alessandro Baricco nel suo Saggio sulle mutazioni – giudicato un barbaro dai suoi contemporanei per il crine spettinato e l’improvvido vestito verde ostentato alla prima della Nona Sinfonia, è oggi un caposaldo di quella cultura classica che la nuova orda di barbari, già alle porte della Grande Muraglia, vorrebbe smantellare. Il Trio “Arciduca”, con cui il geniale maestro salutò le scene a causa dell’incedere dolente della sua sordità, miete vittime tra un pubblico ormai provato, forse non avezzo a vere e proprie maratone quali il suddetto trio, caduto fra le braccia di Morfeo a pochi metri dalla fine.

E poi ci sono gli applausi. Tanti. Meritatissimi. Giusto tributo a un trio assolutamente straordinario, intriso di quella coesione, di quell’equilibrio, che dividono le formazioni irrinunciabili da quelle tanto mirabili quanto comuni. Mattatore del trio è apparso, quantomeno ai più fortunati seduti tra le prime file, l’istrionico e meraviglioso violoncellista Stefan Heynemeyer; phisique du role alla Giuseppe Verdi – la foto del manifesto è assai fuorviante – smorfie altalenanti fra l’invasato e il passionale, è l’emblema della musica che non ci stancheremmo mai di vedere e ascoltare.

Il Trio Atos ha tutto: tecnica, armonia, sinuosità. Affiliati al progetto Rhapsody in School, ideato dal pianista Lars Vogt, solgono incontrarsi con i giovani studenti tedeschi affinché passi, nitido e lampante, l’inoppugnabile messaggio di cui essi stessi sono gioioso palesamento: la musica classica vive, e non morirà mai. I migliori auguri al Trio Atos, quindi, e che vi siano, tra quegli studenti, futuri grandi interpreti di un patrimonio emozionale inesauribile ed eterno.

© 11 Novembre 2011

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