La Voce di Trieste

Roma impone i rigassificatori a Trieste ingannando Lubiana

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Editoriale

Da alcuni anni le multinazionali del gas, con in testa Gas Natural Fenosa ed appoggiate dal governo Berlusconi, vogliono imporre a Trieste due rigassificatori, uno nel porto industriale a ridosso della città ed uno al largo, col relativo gasdotto comune. Il progetto sarebbe rovinoso per le popolazioni sia di Trieste, sia della confinante Repubblica di Slovenia, che perciò vi si oppongono secondo le leggi interne e le norme dell’Unione Europea.

 

Costruzione e funzionamento degli impianti danneggerebbero infatti gravemente sia l’ambiente marino ed il turismo altoadriatico che il traffico dei porti gemelli italiano di Trieste e sloveno di Koper-Capodistria, cioè l’asse di traffico marittimo principale della Mitteleuropa, favorendo i porti della penisola italiana.

Ed il rischio di esplosione catastrofica per incidenti od attentati è sia umanitario che strategico, perché oltre a devastare buona parte delle aree urbane e confinarie, abitate da oltre 200mila persone, paralizzerebbe l’adiacente oleodotto transalpino (TAL) che rifornisce Germania, Austria e Repubblica ceca.

Multinazionali e governo Berlusconi hanno tentato perciò di nascondere questi danni e rischi sia a Trieste che alla Slovenia ed all’Europa con tutta una serie di stratagemmi indecorosi, che vanno dai dati tecnici falsi o ingannevoli ai trucchi ed alle bugìe diplomatici, a forti somme spese in pubblicità ed in azioni di convincimento più o meno onorevoli.

Per farlo utilizzano organi d’informazione ambiguamente disponibili come il quotidiano locale Il Piccolo, ed approfittano sia delle debolezze e divisioni dei triestini, sia del fatto che il governo sloveno si muove ed agisce con correttezza mitteleuropea senza riuscire a comprendere, e tantomeno a prevenire, i comportamenti canaglieschi tipici della politica italiana.

Così l’opinione pubblica triestina è stata un po’ sfogata ed un po’ sedata, ma in sostanza elusa, mentre il governo sloveno viene tenuto furbescamente in dialogo a vuoto fingendo buona volontà, nascondendogli documenti, raccontandogli balle e diffondendo notizie false su sue proposte di compromesso. Il tutto con lo scopo di indurlo a ritardare denunce formali sinché Roma non lo metterà di fronte al fatto compiuto, esponendolo al rancore dei suoi stessi cittadini.

Ma ogni tanto la verità viene a galla: qualche mese fa Roma ha finito per dire chiaro e tondo che vuole imporre i rigassificatori fregandosense delle norme europee e della Slovenia, oltre che dei triestini. E adesso è arrivata una lettera apparentemente cortese, ma in realtà ingannevole e derisoria (leggi qui) con cui il ministro italiano dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo comunica al pari grado sloveno Roko Žarni? che sta per approvare rigassificatori ed oleodotto, tutto è stato fatto in regola e le obiezioni slovene saranno tradotte in semplici raccomandazioni. Cioè disattese.

La verità è infatti un’altra, e molto semplice: il traballante governo italiano Berlusconi sta tentando di pagare queste cambiali ai gruppi finanziari ed alle multinazionali impegnati nelle speculazioni sul gas, prima di doversi dimettere sotto il peso degli scandali di corruzione, della crisi economica e delle proprie palesi inettitudini.

Perfezionando contemporaneamente l’opera pluridecennale di depressione del porto di Trieste, abbandonato persino con le ferrovie, e la compressione di quello di Koper-Capodistria, perché non facciano, appunto, concorrenza ai porti della penisola italiana.

È quindi il caso di suonare seriamente la sveglia sia a Trieste che a Lubiana e Capodistria, se non vogliamo trovarci tutti a dover subire sulla nostra pelle danni gravi permanenti e rischi spaventosi solo per ingrassare multinazionali, politici senza scrupoli ed altri porti. Senza fare poi nemmeno la figura onorevole dei combattenti sopraffatti, ma solo quella risibile degli scemi gabbati.

 

Paolo G. Parovel

© 25 Luglio 2011

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