La Voce di Trieste

Uno scomodo coinquilino

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Ad oggi c’è chi ancora cerca di viverli “alla Jonathan Livingstone” e chi invece li vive “alla Hitchcock”. Con fascino e poesia planano, gridano e fanno lunghe soste sopra i tetti. Allo stesso modo risultano aggressivi durante la stagione degli amori e della cova. Imbrattano di guano palazzi e monumenti ed intasano con escrementi e penne i condotti di scarico dei terrazzi. Rappresentano, secondo alcuni, una minaccia per la salute.

Guardiamoci attorno e cerchiamo di capire cosa sta succedendo.

 

La MIFA (Missione fauna e ambiente) dichiara che i gabbiani reali, come tutti gli animali selvatici, non hanno alcun interesse nell’attaccare l’essere umano. Se lo fanno, non è mai per nuocere ma sempre per difendersi o difendere il nido o i loro pupilli da minacce esterne. In particolare i gabbiani diventano aggressivi se ci si avvicina impunemente ai nidi; in questo caso adottano un comportamento tipico che prende il nome di “mobbing” e consiste nel planare minacciosamente mirando alla testa e vocalizzando rumorosamente, senza però colpire.

In realtà non c’è nulla da temere: il “mobbing” infatti cessa non appena ci si allontana dal nido e comunque nessuno ha mai riportato ferite “da gabbiano” per essere passato vicino ad un nido. I gabbiani, che allevano i loro piccoli in coppia, cercano soltanto di difenderli, non si divertono ad aggredire la gente. E’ capitato invece, ad esempio, che un bambino nel suo carrozzino sbandierasse il panino (invece di mangiarlo) e che un gabbiano particolarmente intraprendente ed affamato, approfittando della distrazione dei genitori, si precipitasse a portare via il facile e succulento panino.

Ma c’è chi invoca l’allontanamento di questi grandi volatili perché i gabbiani si mostrano sempre meno impauriti degli uomini e non è raro vederli insediati in attici o terrazzi durante il periodo invernale, quando questi non sono utilizzati.

Quando poi i proprietari cercano di riprenderne possesso, i gabbiani ormai ne hanno fatto il proprio territorio e vi hanno nidificato, quindi vivono l’uomo come un intruso e lo aggrediscono, prendendo il volo e lanciandosi in picchiata per colpirlo con il becco sulla testa.

E la beccata di un uccello di un chilo e mezzo con un’apertura alare di due non è cosa da poco. Ad Imperia già lo scorso anno il custode del cimitero monumentale ha appeso un cartello all’ingresso: «Attenzione, gabbiani aggressivi». E i visitatori hanno iniziato a usare il casco per proteggersi dalle “picchiate”.

A Trieste nella chiesa di Santa Maria Maggiore, dove i fedeli vengono accolti con voli radenti e il parroco, preoccupato per l’incolumità dei bimbi del campo estivo, ha chiesto aiuto alle istituzioni. Eppure gli “esperti” continuano a cercar di rassicurarci: “Nessun timore, solo un inquilino in più per le nostre belle città italiane.”

Noi, per il momento, preferiamo fidarci solo dei nostri due gabbiani di fiducia, COC&AL.

© 24 Giugno 2011

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