Caso Alpi-Hrovatin e zone d’ombra fra Trieste ed ex Jugoslavia – I video dell’incontro
Il 12 aprile 2011 si è svolto a Trieste, presso l’occupato ex Dipartimento di Storia e Storia dell’Arte dell’Università, un incontro pubblico col nostro direttore, il giornalista investigativo Paolo G. Parovel, sul delicato tema: “Caso Alpi-Hrovatin e zone d’ombra fra Trieste ed ex-Jugoslavia”.
L’incontro è stato trasmesso in diretta streaming (per la quale ringraziamo lo Studio Twenty Count) e seguita in rete da 868 persone.
Ve ne alleghiamo qui i video (nel primo l’audio migliora dal 2° minuto), una sintesi ed i seguenti tre dossier giornalistico-investigativi di riferimento principale, con note di aggiornamento:
1. Il caso coperto della “Roma Connection” tra Italia, Slovenia ed oltre
2. Il Caso della Banca di Credito di Trieste – Tržaška kreditna banka
3. Il caso dell’organizzazione coperta “Gladio 2”
Sintesi dell’argomento. Il caso irrisolto del tragico assassinio nel 1994 in Somalia della giornalista romana Ilaria Alpi e del reporter e cameraman triestino Miran Hrovatin viene connesso al fatto che i due colleghi stavano svolgendo una rischiosa inchiesta giornalistica su traffici d’armi, rifiuti tosssici ed altro, coperti dai servizi in intrecci non ricostruibili allo stato dei fatti.
Ma i casi irrisolti richiedono l’analisi ed il collegamento sia dei fatti in luce che delle zone d’ombra. Le indagini giudiziarie su questo caso, affidate sino al 1997 al per altro discusso pm romano Giuseppe Pititto, hanno individuato come obiettivo degli assassini la Alpi, lasciando in zona d’ombra inspiegata l’ipotesi che potesse essere anche Hrovatin.
L’ipotesi è giustificata dal fatto che, a differenza dalla Alpi, il reporter triestino di madrelingua slovena conosceva i tessuti politici ed economici di confine tra l’Italia e l’ex-Jugoslavia in conflitto dissolutivo contemporaneo (1991-96) a quello somalo (dal 1991). Ed in quell’area vi erano intrecci particolarmente intensi e consolidati di operazioni tra servizi italiani ed ex-jugoslavi. Riferite già prima della guerra a triangolazioni internazionali di forniture d’armi ed altro, e poi anche ad attività di destabilizzazione, ed accuratamente coperte anch’esse da zone d’ombra informative e giudiziarie convergenti, sia in Italia che in Slovenia (e Croazia).
Lo documentano in particolare tre dossier d’indagine giornalistica a circolazione sinora limitata, che analizzano rispettivamente i casi: della c.d. “Roma Connection” di riciclaggi e servizi fra Italia e Slovenia (1991-97); del crack della principale banca slovena di Trieste (1996); della scoperta della struttura segreta c.d. “Gladio 2” (1989-2001) anche in relazione al clamoroso processo romano cosiddetto “delle foibe”, istruito dallo stesso pm Pititto in chiave prevalentemente politica e finito perciò nel nulla.
Coincidenze d’aree critiche, ambienti e zone d’ombra di tutti questi casi suggeriscono l’opportunità di valutare seriamente anche l’ipotesi che il reporter triestino possa avere incontrato od individuato in Somalia, o nelle indagini con la Alpi sui traffici illeciti, soggetti ex-jugoslavi a lui noti, od esserne stato ritenuto pericoloso.
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© 12 Aprile 2011