La Voce di Trieste

Una replica pubblica a Claudio Boniciolli sulle operazioni contro il Porto di Trieste

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Osservatorio – politica portuale

Sul quotidiano monopolista locale Il Piccolo del 26 settembre l’ex presidente di centrosinistra dell’Autorità portuale di Trieste Claudio Boniciolli ha interrotto di nuovo a tutta pagina un silenzio stampa quasi totale. Iniziato dopo il suo siluramento a favore della funzionaria polivalente di centrodestra Marina Monassi, che aveva notoriamente requisiti specialistici di legge molto minori dei suoi, ma patronati locali e nazionali maggiori.

Boniciolli lancia ora in sostanza l’allarme su una situazione più che nota ed evidente: la politica  nazionale e regionale italiana dei porti sta completando l’emarginazione logistica del Porto quasi extraterritoriale di Trieste a beneficio di quelli della penisola. E lo fa impunemente grazie alle troppe ignavie, complicità ed incompetenze della più che meschina politica locale degli ultimi anni.

Verissimo. Ma l’allarme improvviso di Boniciolli contiene una mela avvelenata, e continua ad evitare alcune spiegazioni doverose. La mela tossica consiste nell’appoggiare improvvisamente il cosiddetto superporto Unicredit che prima avversava. Lo appoggia inoltre di sponda, contestando assurda la minaccia del promotore Maurizio Maresca di farlo invece in Slovenia, a Koper-Capodistria, se i triestini non lo vogliono. Mentre è ovvio che oltreconfine mancano sia gli spazi, sia il consenso sloveno, fatto immaginare solo da servizi fuorvianti sul Piccolo.

L’appoggio indiretto di Boniciolli finisce dunque per rimediare attraverso il quotidiano quella gaffe del Maresca nei tentativi di forzatura populista delle resistenze della città, dove si è  incominciato a capire che in realtà il progetto ‘Unicredit’ sarebbe rovinoso. Perché consiste nel declassare definitivamente il porto di Trieste senza poter sviluppare nemmeno Monfalcone, e nel forzare lo spostamento su Cervignano e Tarvisio dell’asse ferroviario naturale fra Trieste e la Mitteleuropa attraverso Lubiana, Maribor e Graz.

Cioè quell’asse principale di traffico che Trieste per lavorare di nuovo può e deve invece riallacciare finalmente in collaborazione europea proprio con Koper-Capodistria, coordinando l’uso associato dei rispettivi spazi e dei punti franchi. Perché questo sarebbe il solo e vero superporto europeo ed internazionale al vertice dell’Adriatico. Ed  è più che ovvio che questo spiaccia ai poteri ed interessi dei porti della Penisola che contano a Roma, facendola intervenire attraverso esecutori locali.

Le spiegazioni doverose riguardano invece, oltre al motivo per cui sembra aver cambiato idea sul ‘superporto’ fasullo, quei comportamenti politico-istituzionali di Boniciolli che nella seconda metà del suo mandato portuale hanno favorito le regressioni che ora denuncia. Era partito bene, trovandosi indubbiamente sotto pesantissimi assedi avversari che gli legavano le mani. Ed aveva pure tentato di difendere il Porto Franco Nord (portovecchio) dalla speculazione edilizia ed immobiliare illecita appoggiata invece dall’allora sindaco di centrodestra Dipiazza e dai suoi, correggendone i progetti con l’introdurvi un vincolo di destinazione a “portualità allargata” che impedisse attività non-portuali.

Boniciolli deve perciò  ancora spiegare alla città perché ad un certo punto si è invece alleato apertamente col Dipiazza, plaudendone anche le incompetenze portuali ovvie, e perché ha utilizzato la fine del proprio mandato, che si sapeva definitiva, per firmare in extremis una concessione illegittima che ha consegnato il Porto Franco Nord ? salvo opposizioni in corso ? proprio alla speculazione edilizia ed immobiliare più sfacciatamente anti-portuale. Quella sostenuta ora in crescendo propagandistico attraverso il Piccolo dalle stesse lobby che affossano o lasciano affossare anche il resto del porto.

Sino a che non chiarisce queste cose alla città in maniera convincente, e magari anche autocritica, Boniciolli non potrà dunque evitare di dar l’impressione d’essere una pedina di quei giochi contro il porto, piuttosto che un interlocutore obiettivo credibile sul come salvarlo. Cosa che molti desiderebbero fosse, anche a contraltare dell’abnorme gestione Monassi.

 

Paolo G. Parovel

© 29 Settembre 2011

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