La Voce di Trieste

Da Trieste un modello elettorale contro la corruzione in Italia?

I governi meno efficienti del mondo. Fonte: Rapporto sulla Competitività Globale (2014). Efficienza misurata includendo lo spreco delle risorse finanziarie, incidenza della burocrazia, trasparenza delle scelte politiche.

 

Analisi di Paolo G. Parovel

Il 5 ed il 19 giugno 2016 i cittadini italiani dovrebbero eleggere “democraticamente” le nuove amministrazioni di oltre 1300 Comuni su 8000. Ma in realtà si troveranno nuovamente costretti a scegliere tra le liste e i candidati imposti da un sistema politico sempre più corrotto, inetto e spudorato, che riducendo l’Italia in pre-fallimento mette a rischio anche la stabilità economica e strategica euro-atlantica.

Ma per liberarsene non basta incrementare arresti e processi. Gli analisti internazionali più preparati affermano che gli intrecci della corruzione politico-istituzionale italiana sono ormai così complessi da formare un nodo gordiano che non può essere sciolto, ma solo tagliato. E tagliato per intero, perché altrimenti si rigenera con nuove strategìe che rendono più difficile colpirlo.

Al bivio tra soluzioni autoritarie e democratiche

La storia insegna, ed i modelli confermano, che in questi casi il nodo può venire tagliato soltanto dall’intervento di un’elite autoritaria antidemocratica, oppure di una maggioranza popolare democratica, che è però più difficile organizzare in maniera efficace.

Ed è ancor più difficile in Italia, dove prevalgono modelli culturali individualisti ed opportunisti e i mass media sono finanziati dal sistema politico insediato al potere, che blocca con modifiche antidemocratiche delle leggi elettorali anche i movimenti creati su internet.

La soluzione democratica possibile

Chi vuole stabilizzare l’Italia con una soluzione democratica, invece che autoritaria, deve quindi andare alla radice del problema, che è togliere la legittimazione elettorale all’intero sistema politico attuale, rifiutando tutte le sue liste e tutti i suoi candidati.

Ma l’astensione passiva dal voto (che in Italia è già attorno al 50%) non è sufficiente, perché lascia eleggere comunque i partiti di maggioranza e di opposizione che prendono i voti rimanenti: il partito di governo attuale rappresenta appena il 20% degli elettori, con il quale tenta di restare al potere modificando le leggi e la Costituzione democratica.

Occorre dunque una formula legale di astensione attiva motivata ed accompagnata da richieste formali di invalidazione delle amministrazioni e del Parlamento eletti con il sistema attuale.

La formula legale esiste, e viene già applicata a Trieste per iniziare ad invalidare lo svolgimento illegittimo di elezioni dello Stato italiano in quello che è in realtà l’attuale Free Territory of Trieste affidato soltanto all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano.

Il modello di Trieste

Di fronte alle elezioni italiane Trieste si trova in una situazione speciale, dovuta al suo status giuridico di piccolo Stato sovrano, il Free Territory of Trieste attuale (entro i confini del 1992), creato nel 1947 ed affidato dal 1954 all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano, e non dello Stato italiano.

Ma il Governo italiano ha approfittato del mandato amministrativo per far credere che Trieste sia invece sotto la sovranità dell’Italia, e gli impone perciò illegalmente il sistema politico-istituzionale ed elettorale italiano, accompagnato dall’abnorme tassazione italiana, che è più del doppio di quella prevista dall’ordinamento del Free Territory.

A questo inganno ha incominciato a porre fine il Movimento Trieste Libera, costituito nel dicembre 2011 e divenuto rapidamente la più forte organizzazione politica locale. Dal gennaio 2013 gli aderenti al Movimento, presieduto da Roberto Giurastante, rifiutano con successo crescente le elezioni italiane sommando alle astensioni passive lo strumento giuridico dell’astensione attiva.

Questo strumento consiste nel recarsi al seggio e rifiutare la scheda elettorale depositando al verbale di seggio una dichiarazione di astensione motivata con un documento predisposto da Trieste Libera, con copia che il presidente di seggio deve timbrare, firmare e restituire all’elettore (LINK).

Trieste Libera raccoglie poi le copie e le notifica alle autorità competenti, che nel caso di Trieste le Nazioni Unite e lo stesso Governo italiano amministratore infedele. Nelle elezioni precedenti l’iniziativa ha aumentato le astensioni passive e prodotto migliaia di dichiarazioni di astensione attiva.

Per le elezioni amministrative del giugno 2016 Trieste Libera ha rinforzato l’operazione aggiungendovi un modulo per chiedere il commissariamento dei Comuni sotto elezioni (LINK). Ambedue le richieste denunciano come illegittime le elezioni italiane a Trieste per il suo diverso status giuridico, e come intollerabile «il sistema politico italiano incapace, irresponsabile, parassita e corrotto».

Il problema specifico di illegittimità delle elezioni riguarda soltanto soltanto i 240mila cittadini del Free Territory of Trieste. Ma l’incapacità, l’irresponsabilità e la corruzione del sistema politico italiano è anche il problema principale dei 60 milioni di cittadini della Repubblica Italiana.

Come applicarlo anche in Italia

La questione è se il modello di Trieste possa essere utilizzato dagli elettori, e con quali adeguamenti, anche sul territorio dello Stato italiano per delegittimare l’intero sistema di corruzione politico-istituzionale che lo sta mandando in rovina.

Secondo noi è possibile, e potenzialmente efficace, se il modello di Trieste viene praticato con estensione ed intensità adeguate in tutti i gradi di elezioni dello Stato italiano, con due semplici modifiche.

La prima modifica è motivare la dichiarazione di astensione con l’illegittimità delle elezioni per violazione dei principi democratici fondamentali (le leggi elettorali italiane attuali violano il principio dell’uguaglianza del voto di ciascun cittadino) e con il rifiuto dell’intero sistema politico perché insababilmente corrotto.

La seconda modifica è aggiungere alla dichiarazione di astensione richieste formali di commissariamento delle amministrazioni elettive e di sostituzione del Parlamento attuale con una nuova Assemblea Costituente per riprogettare lo Stato con criteri nuovi, come venne fatto per il cambiamento di regime dopo la seconda guerra mondiale.

Il valore strategico dell’operazione

Quest’operazione democratica può avere valore strategico rilevante per contenere su due livelli le instabilità politico-economiche italiane e ridurne i rischi per gli equilibri euroatlantici. Il primo livello è quello della delegittimazione ed eliminazione immediata dei centri di corruzione politica nelle amministrazioni locali che vengono commissariate.

Il secondo livello è il potere dell’Assemblea Costituente di costruire un nuovo Stato di tipo federale (sul modello tedesco o statunitense) per soddisfare le esigenze legittime di identità storico-culturale, di autogoverno e di benessere economico delle differenti popolazioni della penisola italiana che l’attuale Stato nazionalista e corrotto spinge invece alla secessione.

Il processo di ristrutturazione federale consentirebbe inoltre di riesaminare seriamente la situazione del Süd Tirol – Tirolo Meridionale, che è una regione storica austriaca trilingue (tedesco, ladino, italiano) la cui permanenza entro i confini politici italiani è condizionata all’attuazione piena ed effettiva sia dell’Allegato IV del Trattato di Pace con l’Italia del 10 febbraio 1947, sia dei principi del diritto internazionale connessi.

Il Free Territory of Trieste, che non fa parte della penisola italiana ed è uno Stato sovrano indipendente dal 1947 per effetto dello stesso Trattato di Pace, ha invece interesse legittimo sia a revocare l’amministrazione provvisoria affidata al Governo italiano, sia a favorire la massima stabilità degli Stati confinanti e vicini: Italia, Slovenia, Croazia, Austria ed Ungheria. 

© 23 Maggio 2016

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