La Voce di Trieste

Personale di Alessandro Pellican

É visitabile fino al 15 luglio, nello spazio Kleine Berlin di Trieste (via Fabio Severo, fronte sede RAI) l’importante personale del fotografo-artista triestino Alessandro Pellican, curata da Marianna Accerboni.La rassegna – scrive Accerboni – si compone di una novantina di opere tecnicamente eccellenti, realizzate soprattutto negli anni ’90 e fino a oggi ed eseguite prevalentemente in bianco e nero, in gran parte secondo il metodo analogico, mentre minori sono gli interventi in digitale. La mostra si configura come una sorta di antologica suddivisa in tre sezioni: la memoria dell’Orto lapidario di Trieste, molto amato dall’autore e occasione per lui di contemplazione dell’intensità; una breve selezione di tic paesaggistici, sofisticate e rare regie di colori, improbabili geometrie, tratti dal lavoro di anni; e poi il feuilleton, dove i volti, stampati in grande dimensione per aumentarne l’inquieta tensione, si fanno paesaggio. «Sono solo formalmente dei ritratti – spiega Pellican – in realtà rappresentano l’immagine di frammenti d’interiorità di me stesso». Attraverso interventi raffinati, finemente calibrati ma concettualmente incisivi, questo fotografo artista riservato e intenso, ci consegna un’interpretazione del reale e del fantasticare molto personale, icastica e al contempo sottilmente delicata: una visione in bianco e nero che, quando si concede al colore, rivela la passione giovanile dell’autore per l’acquerello. Una pittura e una fotografia intrise e connotate di luce e di forti, perfetti chiaroscuri, che accentuano, espressi con tecnica ineccepibile, il dato reale, conducendo, nell’arte del terz’occhio, da un canto a esiti iperrealisti, che si evidenziano soprattutto negli spazi urbani e architettonici, dall’altro a menzioni surreali del passato storico, come accade per esempio per l’Orto lapidario di Trieste; e a interpretazioni straniate e surreali del ritratto, che – nel palesare i più intimi stati d’animo dell’artista – incide la nostra emotività con graffi indelebili. Autorappresentativa e inquietante quanto il sito che la ospita (un rifugio antiaereo nel cuore della città, riservato durante la seconda guerra mondiale alle truppe germaniche) – conclude Accerboni – questa mostra non mancherà di attrarre e d’interessare, come un racconto originalmente liquido, che penetra nel nostro intimo e, misterioso, lo segna”. Alessandro Pellican ha esposto negli anni 2010 e 2011 alla Galleria LipanjePuntin – Artecontemporanea di Trieste e a Cittanova, in occasione dell’entrata della Croazia nella UE. Dagli anni ’90 a oggi ha realizzato più di 10.000 scatti. Fa uso sia del mezzo analogico che digitale perché – afferma – mi piace lavorare con una Leica, ma poi scannerizzo le diapositive e ne faccio materiale digitale. Oppure lavoro direttamente con macchina digitale. La mostra resterà aperta fino al 15 luglio con visite su appuntamento. Per maggiori informazioni www.kleineberlin.it

© 6 Luglio 2015

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