La Voce di Trieste

MOVIMENTO TRIESTE LIBERA: EX DIRIGENTI SOTTO INDAGINI CONTABILI TENTANO IL GOLPE CON GRAVI REATI INFORMATICI

Da ieri sera, sabato 10 maggio, il Movimento Trieste Libera, che è la più forte e popolare organizzazione politica triestina, e l’unica che combatte con serietà, coraggio preparazione e tenacia per il presente ed il futuro di Trieste, è sotto un violentissimo attacco informatico e politico interno, dal quale va difeso con la massima chiarezza e trasparenza dell’informazione, al contrario dei partiti italiani, dove succede assai di peggio ma nascondono tutto.

L’attacco in corso è un vero e proprio tentativo di golpe da parte di una piccola ma aggressiva armata Brancaleone di dissidenti interni che vorrebbero impedire al Presidente ed al direttivo in carica dal 18 gennaio 2014 di fare pulizia necessaria e doverosa degli abusi di vario genere commessi dalla gestione 2013. Perché vi sono implicati.

Il tentativo di golpe è arrivato infatti dopo che nel pomeriggio di venedì 9 il rigoroso nuovo Presidente, Roberto Giurastante, ha pubblicato la convocazione ufficiale per il 21 giugno di un’Assemblea straordinaria degli oltre 3000 soci, con al primo punto l’approvazione dei bilanci, dove dovranno essere discussi anche consistenti ammanchi emersi dalle verifiche avviate da Giurastante sulla gestione 2013 della presidenza di Stefano Ferluga.

E proprio ieri sera, verso le 20, si era conclusa con successo dopo mesi di lavoro l’indagine interna principale, con la consegna formale del rapporto al Presidente per il Consiglio Direttivo e per il Comitato di controllo contabile che sta predisponendo i bilanci per l’Assemblea.

Neanche un’ora dopo, guarda combinazione, è scattato alla disperata il tentativo di golpe politico-informatico per spazzare via il Presidente Giurastante ed il Direttivo in carica

La pattuglia dei golpisti si è infatti impadronita improvvisamente del sito Facebook del Movimento, gliene ha tolto il controllo, ha cancellato la comunicazione ufficiale dell’assemblea vera al 21 giungo, e l’ha sostituita con una convocazione illegale d’assemblea per il 31 maggio da parte di “soci fondatori” innominati, accompagnata da un’altrettanto illegale “Dichiarazione di decadenza del Consiglio Direttivo” a nome di alcuni suoi membri.

E non solo, perché a fronte degli interventi di smentita e protesta li ha cancellati e bloccati dichiarando che il sito così occupato non potrà essere “violato” dai legittimi titolari, perché deve servire all’assemblea golpista. Dove è annunciata anche una pesante limitazione degli interventi. Un tentativo di golpe antidemocratico in piena regola, insomma, e di un’illegalità, spudoratezza ed incautela formidabili.

Anche perché costoro violando il sito del Movimento hanno commesso reati informatici gravissimi ed immediatamente procedibili sul piano penale. E per poter convocare i soci dovrebbero averne anche rubati gli elenchi dall’archivio informatico del Movimento, così commettendo reati ulteriori ancora più gravi, ed il tutto in palese associazione per delinquere. Per non dire del risarcimento dei danni arrecati con queste azioni illecite.

Ed è ovvio che di fronte ad un attacco criminoso così grave, indegno e vigliacco, il Movimento procederà nei confronti dei responsabili con la massima severità.

Ma il profilo della pattuglia golpista del presidente cessato Stefano Ferluga, rimasto vicepresidente, era inquietante da tempo, e non solo perché insisteva a voler insabbiare gli ammanchi della sua gestione scoperti da Giurastante e da altri soci indignati.

Ferluga, dilettante esoterista, si era infatti circondato di un gruppetto di fedeli della prima ora piazzandone qualcuno anche nel Direttivo, e di un “servizio di sicurezza” divenuto una specie di guardia pretoriana manesca che obbediva a loro (in particolare a Ferluga ed al suo predecessore Sandro Giombi-Gombač) ed intimidiva i volontari in sede, dove si intrometteva anche nelle riunioni degli organi sociali.

Con i suoi Ferluga si era inoltre creato e controllava due organizzazioni parallele: un’onlus ed una di imprenditori. Il tutto con figure ulteriormente inquietanti, inclusi alcuni pregiudicati, per truffe ordinarie e informatiche, ed altro, dei quali risparmiamo qui per il momento i nomi anche se qualcuno di essi impazza ora con bugìe e dichiarazioni oltraggiose in rete e sul Piccolo.

Forte di questa sua piccola compagnia di ventura, Stefano Ferluga, in vista dell’assemblea che lo avrebbe sostituito con Roberto Giurastante divenuto ormai leader di fatto del Movimento, aveva anche tentato di mantenere il controllo dell’intera organizzazione inserendo nello statuto nuovo da votare una clausola padronale illecita che assegnasse a lui e ad alcuni altri “fondatori” il diritto di veto sulle decisioni di tutti gli organi sociali, inclusa l’Assemblea. E costoro hanno continuato a volersi comportare da padroni anche dopo fallito quel tentativo.

Così Giurastante, dopo esser stato eletto lui presidente dall’assemblea di gennaio per acclamazione, si è trovato a dover affrontare con difficoltà crescente quel contropotere interno che impediva di fare pulizia e faceva persino minacce e violenze anche ai volontari, sfuggiva al controllo dei poteri sociali legittimi e comprometteva la battaglia di successo chiara, nuova e pulita del Movimento per Trieste inquinandola con vecchie provocazioni inutili e dannose sull’ex Zona B, progetti di candidature elettorali e contatti sottobanco con partiti italiani.

Roberto Giurastante, col quale ho condiviso vent’anni di battaglie civili ed ambientali, è una persona tanto straordinariamente coraggiosa nel combattere per il bene pubblico e la legalità, quanto onesta, rispettosa e mite nella vita quotidiana e sociale. Il suo carattere e curriculum di combattimento sono perfettamente rappresentati dal suo straordinario libro-inchiesta sui malaffari a Trieste, “Tracce di legalità”, che ne fa più che il Saviano di Trieste.

E per questo motivo Giurastante è anche uno dei due combattenti civili più efficaci ed odiati dalle cosche di malaffare politico-economico che parassitano Trieste. L’altro più odiato dai malaffaristi sono io, ed il perché lo trovate sul mio curriculum in rete.

Ma era molto più difficiloe affrontare l’apparato parallelo interno di Stefano Ferluga e dei suoi, anche perché si tratta di persone che ricorrono a quei sistemi perché non mostrano né il carattere, né la preparazione culturale necessarie per affrontare e discutere correttamente al giusto livello i problemi e le scelte politiche e diplomatiche di un movimento che non è un qualsiasi partito, ma deve investire un consenso popolare forte e crescente in azioni di diritto internazionale per la piena attuazione del Territorio Libero di Trieste. Alle quali quei personaggi non hanno mai dato neanche un’idea

Per il Movimento inoltre quei “soci fondatori”, a parte Roberto Giurastante, oltre a firmare l’atto costitutivo nel 2011 hanno fatto poco più che i passeggeri di una barca dove lavorano e remano tutti gli altri sui quali loro pretendono di aver diritto di comandare. E per questo motivo la quasi totalità dei volontari ed attivisti è rimasta solidale con Giurastante, che ha continuato nel voler fare pulizia nelle contabilità e contro i comportamenti nocivi.

Poi sono arrivate, a metà aprile, le informazioni riservate su minacce di ‘ndangheta contro Roberto Giurastante e me, e contro la gara di concessione del Porto Franco Nord, perché siamo i tre fattori di blocco della colossale speculazione edilizia ed immobiliare in odore di mafia che i politici vogliono imporre a tutti i costi.

Per contrastare quelle minacce così gravi abbiamo dovuto denunciarle alle sedi investigative competenti anche fuori Trieste, che hanno avviato le indagini, darne notizia in rete ed adottare misure di sicurezza adeguate.

Ed a quel punto guarda caso, ci è stata, scatenata addosso in rete, e poi anche sul Piccolo, una campagna di delegittimazione e diffamazione abnorme e violentissima per passarci per complottisti visionari, dementi ed affondatori del Movimento, e far credere che a Trieste i legami fra politici, imprese e mafie siano impossibili.

Una campagna pilotata con evidente perizia professionale servendosi del blogger Andrea Rodriguez, del libraio Paolo Deganutti e di non pochi provocatori e personaggi equivoci già noti, alcuni contigui ai servizi italiani, ma anche dei golpisti interni capitanati da Stefano Ferluga.

Che da bravo apprendista stregone ha approfittato con loro della campagna di delegittimazione per tentar di riprendere il controllo del Movimento ed insabbiare le contestazioni contabili sulla sua passata gestione, rovesciando Giurastante e cacciando via me come giornalista e le persone indipendenti del Direttivo, dove i fedeli di Ferluga hanno incominciato (come da verbali e registrazioni) a sostenere persino che non si deve rispettare la democrazia e che la violenza è lecita se non c’è sangue.

A quel punto il Direttivo ha dovuto difendere d’urgenza il Movimento da costoro incominciando ad erogare alcune sospensioni ed espulsioni, ed allontanando i miliziani violenti fedeli di Ferluga, che rimaneva però defilato.

Allora i golpisti aggressori hanno incominciato a farsi passare in rete, e col favore del Piccolo, per vittime di un dittatore pazzo (Giurastante, che invece era stato fin troppo tollerante con loro) e da difensori del Movimento che invece infangano, mentre i miliziani sono passati rapidamente dagli insulti alle minacce fisiche.

Così alle minacce di ‘ndrangheta contro Giurastante e me si sono aggiunte anche quelle di ex-interni al Movimento: un’operazione abbastanza brillante, anche se di corto respiro, mentre i golpisti studiavano piani l’assalto al Movimento.

Ma alla notizia improvvisa che l’inchiesta contabile principale sulla loro gestione 2013 era riuscita sono andati in panico mettendosi subito a commettere gravi reati informatici per tentare atti ed assemblee contro statuto e legge, per tentar di riprendere il controllo del Movimento insabbiando le indagini contabili sulla loro gestione, prima che l’assemblea legittima del 21 giugno gliene chieda conto.

La nobiltà dello scopo sembra dunque pari a quella dei mezzi, alla faccia anche di chi ha creduto in buona fede a questi impostori. Ed il tutto non ha bisogno di altro commento.

Ma è evidente che in questo modo costoro stanno facendo il gioco dei poteri italiani e del malaffare politico ed economico locale contro il Movimento Trieste Libera. Cioè contro l’unica speranza concreta per la nostra gente triestina di ottenere i diritti, il lavoro ed il benessere che le spettano.

La risposta doverosa? Non preavalebunt: non prevarranno.

Paolo G. Parovel

© 11 Maggio 2014

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