La Voce di Trieste

Il Piccolo imbroglia e minaccia? Facciamo lo sciopero dei lettori!

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Nei giorni scorsi abbiamo analizzato e denunciato le disinformazioni e le minacce politiche sempre più intollerabili del Piccolo. Che invece di cessare sono aumentate, con metodi ed arroganze da regime totalitario. Ai quali è arrivato perciò il momento di porre fine.

Il Piccolo ha il monopolio della stampa quotidiana a Trieste dal 1956. Ma per meriti politici, non giornalistici, perché non è mai stato un giornale indipendente. È sempre stato il quotidiano politico del nazionalismo italiano di confine, finanziato con i fondi pubblici e riservati di Roma, utilizzato per le sue propagande e controllato dai servizi e dalle camorre politiche locali di turno.

Con un’unica parentesi di apertura all’inizio degli anni ’80, sotto le direzioni di Luciano Ceschia e Paolo Berti, editore Rizzoli. Prima e dopo gli abbiamo invece visto fare ogni genere di operazioni disinformative spudorate ai danni di Trieste.

Ma nessuna così prepotente, bugiarda ed intollerabile come quelle che il Piccolo sta facendo sotto la direzione di Paolo Possamai, col gruppo Espresso, contro il Porto Franco di Trieste a favore del porto di Venezia ed al servizio sfacciato delle peggiori lobby trasversali della politica e delle speculazioni edilizie.

Capitanate ora dagli arroganti ed inetti nuovi gerarchi e gerarchesse del Pd, travestiti da progressisti e democratici ma associati a personaggi della destra faccendiera e postfascista, oltre che beneficati da qualche magistrato particolare.

In questi giorni il Piccolo e costoro hanno scatenato campagne diffamatorie e di intimidazione continue e violentissime contro l’Autorità Portuale per piazzarvi un loro burattino, e contro il Movimento Trieste Libera per scoraggiare la popolazione triestina dal far rispettare finalmente i suoi diritti principali di libertà e di lavoro, e dal difendere il Porto Franco.

Il Piccolo di Possamai e quei personaggi non si vergognano infatti nemmeno di sfruttare la crisi per minacciare i nostri anziani di perdita delle pensioni, i nostri giovani dell’impiego e tutti di schedatura politica. Sono minacce fasulle, non da Roma ma da gruppi di parassiti locali che hanno paura di perdere privilegi ed impunità scandalosi, e formulandole hanno passato ogni limite tollerabile.

Mentre il quotidiano perde già lettori in continuazione, ed i suoi stessi giornalisti minacciano scioperi perché si trovano addirittura modificati gli articoli, ma non sono in condizioni da potersi imporre né ad un direttore protetto e strapagato, né all’editore.

Chi può e deve alzare invece forte la voce ed imporsi, per Trieste e per tutti, siamo noi cittadini e cittadine lettori, che lo sciopero possiamo farlo senza problemi: basta smettere semplicemente di comperare il Piccolo finché l’editore non garantirà, ma con atti concreti ben visibili, una linea d’informazione professionale seria, pluralistica, equilibrata e soprattutto onesta.

Occorre insomma insegnare, una volta per tutte, a quella dozzina di politicanti e tirapiedi presuntuosi che non ci possono più spadroneggiare con inganni e minacce manovrando un quotidiano pagato con i nostri soldi e ridotto in condizioni vergognose. E che possono anche scordarsi per sempre i nostri voti residui.

Propongo perciò formalmente di smettere di comperare il Piccolo finché non cambierà. É la rivolta civile più semplice, chiara, legittima ed efficace che possiamo fare. Per le notizie bastano le radio, la televisione, internet, chi vuole leggersi il Piccolo può farlo gratis al bar o in rete, e non si buttano via 36 euro al mese: 432 l’anno.

Organizziamoci dunque, passiamo la voce e diamo finalmente agli imbroglioni e prepotenti la lezione di civiltà che meritano.

© 1 Agosto 2013

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