La Voce di Trieste

Trieste: l’AcegasAps, il Comune debole ed il gioco delle tre carte

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La partita annosa tra i deboli o fiacchi amministratori politici di turno del Comune di Trieste ed il gruppo di fatto dominante degli amministratori privatizzati dell’AcegasAps si sta avviando ad una soluzione da gioco delle tre carte. Per cui l’investitore proprietario dei soldi, che è la cittadinanza, in un paio di rapidi passaggi rischierà di trovarsi a mani praticamente vuote (e si veda quanto abbiamo appena scritto qui sulle analogie apparenti col nuovo scandalo delle Coop triestine).

Sono due anni che noi scriviamo, e qualcuno dei politici e sindacalisti più indipendenti ed accorti denuncia o lamenta, che le strutture politiche ed amministrative della città sono rimaste intrecciate, e sostanzialmente intrappolate, nella formazione di un nucleo di potere trasversale le cui evidenze si possono riassumere nei ruoli cumulati dal geom. Massimo Paniccia ai vertici contemporaneamente dell’AcegasAps, della Fondazione CRTrieste, del Mediocredito Regionale e di altre entità minori.

Con risultati amministrativi che hanno inoltre portato ad un indebitamento abnorme ed insanabile di AcegasAps per oltre mezzo miliardo di euro ed a crisi finanziarie di Mediocredito, mentre c’è chi in città sta facendo circolare notizie allarmanti anche sul capitale della fondazione CRTrieste.

Ed al tutto non è corrisposto affatto, col subentro dell’amministrazione di centrosinistra Cosolini a quella di centrodestra Dipiazza, quel coraggio di chiarire energicamente le cose che era evidentemente necessario per affrontarle e risolverle al meglio, ma un ulteriore spettacolo di debolezze, incertezze e compromessi politici accampando addirittura pubblicamente il timore di perdite di valore azionario se emergono malefatte. Il che significa in sostanza riconoscerle, avallarle e rischiare perdite ben maggiori, non solo azionarie, e quasi totali. Due sindaci (apparentemente) diversi per una stessa frana.

Quello che pare stia accedendo infatti con AcegasAps è che i suoi vertici amministrativi apparentemente intoccabili sotto qualsiasi regime (e se ne dovrebbe spiegare il perché, evidentemente occulto) stiano affrontando il passivo gigantesco accumulato, ma con lo strumento più semplice e distruttivo: la vendita di settori, ed infine di tutta l’azienda. Che ora si sta profilando appunto con la cessione alla ben più grossa Hera, lasciando al Comune un pacchetto di minoranza.

Il che significa, se qualcuno non l’avesse ancora capito, che gli amministratori responsabili della conduzione deficitaria invece di affrontarne le conseguenze vendono come fosse privato il bene in realtà pubblico, e se il Comune proprietario di maggioranza approva questa manovra se la caveranno senza più i problemi che hanno creato. Scaricandoli tutti sulla collettività.

Sembra anche evidente il tentativo, da parte loro e del sindaco, di mettere di fronte al fatto compiuto il Consiglio Comunale che dovrebbe dire l’ultima parola. Col vecchissimo trucco di combinare indebitamente l’affare fuori dall’aula, e portarvi poi le deliberazioni pronte ma senza consentirne gli approfondimenti doverosi, e dicendoti che se voti contro ti rendi responsabile tu di danni gravissimi.

È come dire al pesce che se non ingoia subito esca ed amo si prende lui la responsabilità del rovinarti la cena. Sinora pochissimi consigli comunali di Trieste sono riusciti tuttavìa a respingere questo genere di trappole politiche assurdamente ricattatorie, costate alla collettività innumerevoli interventi e spese dissennati a beneficio dei soliti pochi.

Ma questa volta la posta in gioco è più alta che mai, ed i cittadini hanno sia il diritto che il dovere di pretendere che il Consiglio comunale in carica trovi abbastanza dignità, indipendenza e coraggio per respingere tutte le svendite forzate del gruppo AcegasAps. E per avviarvi finalmente le necessarie pulizie amministrative radicali.

© 16 Agosto 2012

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