La Voce di Trieste

Altro scandalo Acegas-Comune-Regione: secretati i treni di rifiuti dalla Campania

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I fumi dell’inceneritore (“termovalorizzatore”) comunale gestito dall’AcegasAps nel porto industriale di Trieste – Zaule, a ridosso dell’abitato urbano intossicano da molti anni la città ed il territorio, sino in Slovenia, con percentuali di inquinanti asseritamente basse ma effetti di accumulo che non ci risultano mai studiati. E da anni l’AcegasAps lo usa a lucro suo, e danno nostro, ben oltre le necessità urbane acquisendo altrove quantità crescenti di rifiuti ‘forestieri’ da bruciare che aumentano enormemente le emissioni nocive.

Inceneritore di Trieste

A questi si sono aggiunti da oltre un anno i rifiuti più problematici quelli di Napoli dai depositi della Campania: quasi 12.000 (dodicimila!) tonnellate nel 2011, trasportate anonimamente camion, sotto silenzio politico trasversale e con la solita copertura pro-AcegasAps del quotidiano il Piccolo.
Anche se per i noti motivi di camorra si tratta di rifiuti, trattati o meno, sulla cui composizione reale non esiste certificazione tecnica credibile. E perciò i controlli all’arrivo non si possono limitare alla radioattività, col solito contatore geiger in dotazione (che all’inceneritore di Trieste pare suoni spesso) perché occorre anche verificare che le masse di rifiuti urbani non vengano usate per mescolarci e così smaltire illecitamente i rifiuti tossici che sono diventati una delle fonti di lucro principali della criminalità organizzata. Ma hanno protestato solo gli ambientalisti indipendenti di Greenaction Transnational – Alpe Adria Green, ed alle loro richieste ufficiali di chiarimenti Comune, Provincia, Regione ed Azienda Sanitaria non hanno mai risposto. Perché, se non c’è nulla da nascondere?

Dal gennaio 2012 un decreto legge ha reso obbligatoria l’autorizzazione delle Regioni. Ed il 29 febbraio il vicepresidente ed assessore regionale Luca Ciriani (lo stesso della recente devastazione in Val Rosandra) ha dichiarato ufficialmente che «Per tutti i rifiuti per i quali il decreto legislativo prevede il consenso della Regione la posizione della Regione è contraria e nessuna autorizzazione è stata firmata» poiché il Friuli Venezia Giulia «non è intenzionato ad accogliere rifiuti differenziati provenienti da Napoli».
Tranne che a Trieste, evidentemente, e con l’espediente di trasportarli dalla Campania su treni-blocco. E non più su camion, che potrebbero venire fermati per strada e sottoposti ad accertamenti da polizie e procure di tutte le province e regioni attraversate.
Infatti nelle settimane scorse Greenaction Transnational ed Alpe Adria Green hanno saputo che un primo treno-blocco sperimentale ridotto per Trieste sarebbe arrivato il 17 maggio alla stazione di Trieste-Campo Marzio, e di lì a quella di Aqulinia da dove i container sarebbero stati portati all’inceneritore, bruciandone poi i contenuti di notte quando i fumi sono poco o per nulla visibili.
Le due organizzazioni ambientaliste transnazionali hanno lanciato anche l’allarme stampa, ma all’appuntamento col treno si sono presentati soltanto i media della Slovenia ed il quotidiano triestino in lingua slovena Primorski dnevnik (cui l’assessore comunale Fabio Omero ha poi dichairato che è tutto regolare e per solidarietà con Napoli). E si sono trovati tutti di fronte al divieto di filmare il treno dei rifiuti in stazione, mentre gli ambientalisti che lo filmavano dalla strada sono stati addirittura identificati dalla polizia. Ripetiamo: perché, se non c’è nulla da nascondere?
Il treno-blocco proveniva da Caserta ed era formato da 26 vagoni, ciascuno con un container color ruggine marcato poco vistosamente “Trans Ocean” e coperto con un telone blu. Alla stazione di Aquilinia, presso il canale navigabile, i container sono stati caricati singolarmente su camion con motrici della Italspurghi Ecologia, che li hanno portati al vicino inceneritore scortati da due auto dell’impresa: si vedano su www.greenaction-transnational.org video e notizie, rilanciate sinora solo dal sito triestino bora.la .
Ma a questo punto i silenzi dei politici e dei pubblici amministratori coperti dai media ‘di sistema’ non sono più ammissibili. Perché qui si stanno facendo speculazioni lucrative private sempre più abnormi a danno della salute delle popolazioni e dell’ambiente a Trieste e nel Capodistriano, rischiando inoltre di favorire per insufficienza di controlli smaltimenti illeciti di rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata. Ed il tutto utilizzando una struttura pubblica comunale la cui esistenza ed i cui rischi sono giustificabili soltanto in funzione delle necessità di smaltimento della città e del suo circondario immediato.
Il che può succedere a Trieste soltanto perché qui la popolazione non viene difesa dai suoi rappresentanti politici – salvo qualche singolo – che hanno invece dimostrato spesso di tendere a sistemi di collusione trasversale a copertura di violazioni anche clamorose della legalità, come di recente per gli scandali della comprevendita illegale di un terreno comunale all’allora sindaco Roberto Dipiazza, e della tentata colossale speculazione edilizia ed immobilare illecita “Portocittà” sul Porto Franco Nord (Punto Franco “vecchio”). E quest’andazzo non deve più essere tollerato.
Mentre scriviamo (18.5) risulta aver reagito in sede politica soltanto il Movimento 5 stelle, di Beppe Grillo, con una nota in cui il gruppo triestino protesta che «Trieste non può diventare l’immondezzaio d’Italia, la tecnica dell’incenerimento è nociva e non è possibile continuare a fare business sulla salute dei triestini.», chiede «che il sindaco, quale primo responsabile sanitario, intervenga e prenda una netta posizione contro queste scelte compiute da AcegasAps.» ed osserva che «Egli non può sempre trincerarsi dietro la solita storia che “l’ex municipalizzata è una azienda privata e quindi può agire come meglio crede”: la maggioranza relativa delle azioni è in mano al Comune di Trieste.»

© 12 Maggio 2012

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