La Voce di Trieste

Sospensione illegittima del regime di Porto Franco di Trieste: il Prefetto nega alla stampa il decreto, segnalazione al Ministero dell’interno

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Inchieste: gli scandali sul Porto Franco

Nello scandalo della tentata speculazione edilizia ed immobiliare privata illecita da 1,5 miliardi di euro per impadronirsi del Porto Franco Nord (Punto Franco vecchio) di Trieste, che è un bene produttivo primario e vincolato dello Stato e della collettività, abbiamo sbagliato sinora soltanto una cosa: pensare di aver visto ormai compiere alle autorità locali, nonostante diffide e denunce. tutte le illegittimità possibili in violazione associativa, tra loro e con privati, della legalità. Censure incluse.

Siamo infatti di fronte ad un profilo di frode senza precedenti allo Stato ed alla collettività, che consiste in una catena annosa di atti amministrativi illegittimi accompagnati da pesanti pressioni politico-speculative e da campagne stampa ingannevoli (in particolare attraverso il quotidiano monopolista locale Il Piccolo). E ne sono perfettamente documentati sia i fatti che lo schema operativo.

L’area è stata prima svuotata di parte delle attività portuali ed urbanizzata con atti amministrativi illegittimi in violazione del vincolo di destinazione esclusiva, e tuttora operativa, al Porto Franco internazionale; su questa base invalida è stata poi illegittimamente data in concessione per 70 anni ad una società apposita di costruttori; con tale titolo fittizio i concessionari e le autorità fiancheggiatrici hanno quindi forzato illecitamente la cinta doganale di Punto Franco col pretesto di un’apposita mostra del noto Vittorio Sgarbi; a lavori già iniziati hanno ottenuto un decreto illegittimo del Prefetto e Commissario del Governo che ha sospeso temporaneamente il regime di Porto Franco, benché egli non ne abbia i poteri (leggi qui) e non sia atto consentito; scaduta la sospensione costoro hanno concordemente omesso, malgrado diffide, di ripristinare doverosamente la cinta doganale; dopodiché, a nuova violazione compiuta, hanno chiesto con nuovi pretesti culturali ed ottenuto dal Prefetto un nuovo decreto illegittimo di sospensione temporanea.

Il nuovo decreto è stato inoltre tenuto signifcativamente sotto silenzio stampa, finché il Piccolo si è lasciato scappare marginalmente la notizia e noi abbiamo chiesto immediate conferme ufficiali al Prefetto, ribadendogli che si tratta di atti illegittimi. E ci ha invece risposto indirettamente il quotidiano, dedicando una pagina intera a confermare la notizia ed intervistare trionfalmente il concessionario Portocittà s.r.l. Abbiamo quindi reinterpellato immediatamente il Prefetto e Commissario, ribadendo la richiesta di copia dell’atto per poterlo esaminare.

Il Prefetto ci ha infine risposto, come Commissario del governo, appena il 5 gennaio con data del 4, (si veda qui il documento) confermando di avere disposto già con decreto del 21 dicembre «la sospensione del regime di punto franco nelle aree indicate nella planimetria allegata all’istanza della richiedente Società Portocittà S.r.1., fino al 31 dicembre 2012», e ciò dopo avere acquisito «i pareri previsti, da parte degli enti competenti», tutti favorevoli.

Ma queste sue affermazioni accentuano semmai il problema fondamentale che in realtà né lui né quegli enti hanno poteri né competenza in materia di sospensione del regime di Punto Franco internazionale nel porto di Trieste. Ed un atto illegittimo assunto senza poteri non può essere legittimato da enti che non vi hanno competenza. Il nuovo decreto sembra dunque una ripetizione dello schema costruttivo dell’intera operazione contestata: un intreccio di atti amministrativi illegittimi e nulli che si sostengono apparentemente l’uno con l’altro per consentire la speculazione privata illecita.

A questo punto non resta dunque che esaminare il decreto per azionare le opportune difese della legalità informandone come giornale, giornalisti e cittadini sia l’opinione pubblica che le Autorità centrali competenti ad intervenire su comportamenti fuorilegge di quelle locali. E la prima cosa da verificare è se il Prefetto e Commissario abbia precisato o meno nell’atto a quale titolo di legge ritiene di poter decretare la sospensione del regime di Punto Franco.

Mentre tra le prime difese rientrerà il formalizzare allo stesso Prefetto e Commissario la contestazione di palese nullità, ed immediata revocabilità ed annullabilità d’ufficio del decreto ai sensi della legge n. 241/1990 recente i principi generali dell’attività amministrativa (v. artt. 21 septies, n. 1; 21 octies n. 1; 21 novies, n.1; art. 21 quinquies, n. 1).

Ma il Prefetto sembra voler anche ostacolare queste difese, perché nella stessa risposta ci nega copia del decreto, che è atto pubblico, sostenendo che la legge 241/90 sull’attività amministrativa, agli art. 22 e seguenti, condiziona l’accesso ai documenti amministrativi alla «sussistenza, in capo al richiedente, di un interesse diretto, concreto ed attuale all’acquisizione dell’atto, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso», e che dalla nostra richiesta «non emerge la sussistenza di un tale interesse». Ed è un diniego che assume evidente valore di un tentativo di censura stampa indiretta.

Il nostro interesse legittimo è infatti palese e provato. Lo stesso art. 22 definisce infatti con assoluta chiarezza quali legittimi interessati «tutti i soggetti privati, compresi quelli portatori di interessi pubblici o diffusi, che abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale é chiesto l’accesso».

E la richiesta della Voce è stata presentata da me espressamente quale giornalista investigativo e direttore del giornale: ruolo ed organo d’informazione che come tali sono portatori per definizione di interessi pubblici e diffusi. Mentre la sospensione contestata del regime di Punto Franco e l’intera, connessa frode su un bene produttivo pubblico internazionalmente vincolato sono, anch’essi per definizione, d’evidente interesse diretto, concreto, attuale e corrispondente a situazione giuridicamente tutelata e pertinente, non solo della stampa, ma di ogni cittadino (oltre che di ogni utente nazionale ed estero del Porto Franco di Trieste).

A questo punto sarà dunque necessario integrare le difese dell’interesse pubblico e dell’informazione anche chiedendo al Ministero dell’interno accertamenti specifici su due quesiti principali: come e perché un Prefetto e Commissario del governo possa avere emanato i due decreti di sospensione del regime di Punto Franco internazionale senza averne i poteri ed in accoglimento delle richieste di soggetti pubblici e privati che non vi hanno titolo, e come possa pretendere di rifiutarne copia alla stampa.

Certo è che tutta questa vicenda  di illegalità clamorosa va rivelando, con altre, un quadro di gestione delle amministrazioni locali e dell’informazione ‘di sistema’ che è sempre più inquietante. E conferma quanto siano indispensabili per Trieste le attività indipendenti d’inchiesta e denuncia stampa della Voce.

Che proprio per questo motivo sarà tra breve, oltre che ogni giorno in rete, anche in edicola con un’edizione quindicinale a stampa.

 

Paolo G. Parovel

© 7 Gennaio 2012

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