La Voce di Trieste

Trieste: perché il Sindaco deve denunciare l’appalto-scandalo degli uscieri sottopagati

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Osservatorio – amministrazione pubblica

Abbiamo già scritto (leggi qui) del sistema di sfruttamento illecito dei lavoratori attraverso imprese di servizi mascherate da cooperative, spesso legate a partiti e create per vincere al ribasso appalti di servizi pubblici ‘privatizzati’ costringendo i dipendenti trasformati in soci fittizi ad accettare per fame retribuzioni al di sotto dei limiti di povertà. E questa e materia che, con buona pace dei sindacati e della stampa di sistema, non deve muovere solo il giudice civile del lavoro ma anche, su denuncia e d’ufficio, indagini penali e fiscali.

Accertando pure, a tutti e tre i livelli, le responsabilità degli amministratori pubblici che abbiano omesso di formare i bandi di gara d’appalto in maniera da escludere a priori queste forme di simulazione societaria e fiscale a fini di sfruttamento illecito dei dipedenti, e/o non le abbiano escluse dopo l’analisi doverosamente accurata delle offerte. Il rispetto della legge rimane obbligatorio in qualsiasi contratto anche se non vi sia espressamente richiamata, e gli amministratori e funzionari pubblici non ne possono nemmeno invocare l’ignoranza.

E lo può capire anche un bambino che questo genere di operazioni sono tentate frodi. Che l’assegnazione dell’appalto va a concretare nei reati corrispondenti in concorso tra appaltante pubblico ed appaltatore privato, con le aggravanti penali condivise o ripartite tra loro dei motivi abietti e del fine di profitto illecito a danno patrimoniale grave di vittime in condizioni sociali di minorità difensiva, recato in abuso di poteri pubblici e di rapporti di lavoro dipendente. Questo costituisce inoltre causa palese di nullità dell’appalto. Per cui l’amministrazione pubblica che subentrando a quella responsabile gli desse egualmente attuazione se ne renderebbe complice.

Accade ora a Trieste che la nuova amministrazione comunale di centrosinistra guidata dal neosindaco Roberto Cosolini, delle cui buone volontà non vi è motivo di dubitare, abbia ereditato dalla più che discussa e pluriindagata amministrazione di centrodestra del sindaco Dipiazza anche un appalto dei servizi di portineria del Comune che non solo è assolutamente scandaloso, ma può costituire precedente locale e nazionale pericolosissimo.

Dalle informazioni pubbliche risulta infatti assegnato dall’amministrazione berlusconiana precedente ad una cooperativa che ha offerto un ribasso extraconcorrenziale del prezzo con l’espediente furbesco di ridurre dai già modesti 900 a soli 600-700 euro la retribuzione degli otto uscieri comunali applicando loro il contratto delle ‘maschere’ teatrali. Cioè di un lavoro notoriamente diverso, per qualità e responsabilità, da quello svolto.

Il nuovo sindaco si è indignato prendendo le parti dei lavoratori e, ripetiamo, non vi è motivo di dubitare della sua buona volontà né della sua buona fede. Ma della sua ingenuità sì, stando alle notizie di stampa secondo cui avrebbe chiesto, ottenendola, conferma della regolarità ed efficacia dell’appalto agli stessi uffici comunali che l’avevano formato ed eseguito agli ordini della precedente amministrazione. Come chiedere all’oste se il suo vino è buono.

Il rischio che corre ora la nuova amministrazione se si atterrà a questo parere di parti coinvolte è palese, ed ha precedenti specifici proprio con la precedente amministrazione. Ai cui ordini gli uffici comunali formarono addirittura ed eseguirono come fosse regolare la vendita illecita, nulla, scandalosa e senza precedenti in Italia, di un terreno del Comune al sindaco in carica, Dipiazza, che lo usò per una sua speculazione immobiliare.

Ma l’opposizione ora al governo, guidata dall’allora capogruppo ed attuale assessore Fabio Omero, non bloccò in Consiglio comunale l’approvazione della vendita eccependone la nullità perché, ignorando, si presume, la legge, confidava nel vaglio preliminare di legittimità degli uffici comunali preposti. E continuò a farlo persino quando sollevammo e documentammo pubblicamente lo scandalo. Al punto che invece di ammetterlo aderì ad una tesi difensiva assurda escogitata dagli stessi uffici comunali a copertura propria, del sindaco e della giunta. Che così riuscirono a coinvolgere definitivamente nelle loro gravi corresponsabilità anche l’opposizione. Per quanto ne sappiamo, l’allora segretario del Partito democratico-Pd Cosolini non ne era stato nemmeno avvertito, e dissentiva.

Il tutto è ora all’esame della magistratura penale e civile. Ma non deve e non può ragionevolmente ripetersi anche ad opera del Cosolini sindaco. Allo stato delle informazioni non è possibile valutare le corresponsabilità giuridiche degli uffici e dei passati amministratori comunali in quest’appalto abnorme od altri simili. Ma siccome la corresponsabilità di fatto è evidente, il nuovo sindaco e la sua amministrazione hanno l’ovvio dovere di diffidare delle parti coinvolte, di compiere nell’interesse pubblico anche le necessarie indagini interne al Comune su questo e gli altri casi noti, e di assumere i provvedimenti del caso.

Ma anche di trovarne il coraggio senza temporeggiare, perché a differenza dallo scandalo del terreno venduto all’allora sindaco in carica, quello di quest’appalto fraudolento mette in gioco anzitutto il lavoro e la sopravvivenza concreti di persone e famiglie già in difficoltà. E se passasse, come precedente, anche di innumerevoli altre.

 

Paolo G. Parovel

 

 

© 1 Settembre 2011

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