La Voce di Trieste

“Analisi e gestione della comunicazione: le nuove frontiere”

Secondo gli esperti presenti, la comunicazione deve essere sempre più pubblicità e sempre meno reclamizzazione.

Mercoledì 25 maggio la Facoltà di Scienze della Formazione di Trieste ha tenuto un’interessante tavola rotonda sul tema “analisi e gestione della comunicazione: le nuove frontiere”. Tra i relatori Piero Villotta, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, Antonio Autorino, responsabile dell’ufficio stampa Fincantieri e Renato Vichi, responsabile Media Relations Italia di Unicredit.

 

Giuseppe Battelli, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, ha aperto la tavola rotonda affermando che “Siamo in una stagione storica in cui la comunicazione è dominante”, come a dettare la linea guida dell’incontro, moderato da Roberto Vitale, docente di Teoria e Tecnica del linguaggio giornalistico presso la facoltà.

Secondo Piero Villotta “nel mondo del giornalismo c’è bisogno di aggiornamento permanente perchè le nuove frontiere di comunicazione richiedono questo. La legge 150 ha imposto che negli enti pubblici chi è addetto alla comunicazione sia giornalista e questa è stata una rivoluzione che ha aperto il mondo del giornalismo a tutte le frontiere. L’importanza fondamentale della comunicazione, o meglio un parte della comunicazione che è il giornalismo, è entrare in contatto con tutte le realtà possibili”.

Roberto Vitale ha poi voluto ricondurre all’attualità il dibattito, introducendo l’ultima notizia uscita sui giornali, sulle vicende che vedono coinvolta Fincantieri e la protesta degli operai: “Il malessere sociale interessa ormai una buona fetta della popolazione”.

A quel punto la parola è doverosamente passata ad Antonio Autorino, Responsabile Ufficio Stampa Fincantieri che, partendo dalla concretezza dei fatti, ha presentato direttamente sul tavolo la notizie sui più noti giornali come il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, Messaggero di Roma, Il Fatto Quotidiano, La Repubblica e Il Piccolo. “Anche all’interno dell’azienda la comunicazione è fondamentale, soprattutto notando ciò che sta succedendo nell’azienda navalmeccanica. E’ verissimo perciò dire che la comunicazione è un mondo sfaccettato ed è forse anche una pratica valsa tardivamente in quanto l’azienda aveva l’abitudine di credere che una comunicazione può arrivare anche tardi, ma non è così. La comunicazione è dominante in questo settore ma ci sono anche molte insidie. Anche se si è un interlocutore affidabile e corretto non è detto che chi sta dall’altra parte lo sia allo stesso modo, perciò è necessario arrivare a degli accordi. Il personale viene formato solo con l’esperienza ed è fondamentale avere una rete adeguata anche all’interno della rete aziendale”.

E’ fondamentale evidenziare tre concetti di questo discorso: affidabilità, correttezza e interlocutore, tre punti che sono ad esempio alla base di un corretto discorso sul sistema bancario dove è importantissimo trasferire ai clienti con un linguaggio chiaro i propri messaggi.

E’ sulla base di questo incipit che si sviluppa l’intervento del Responsabile Media Relations Italia Unicredit, Renato Vichi. “E’ un mestiere dove bisogna stare coi piedi molto per terra nelle molte sfide sia con i giornalisti che con i clienti. E’ necessario comprendere bene cos’è un’azienda prima di rispondersi alle domande su cosa avviene e cosa è avvenuto. Il lavoro si fa bene quando si mette le mani sulla polvere. Non c’è più quel monopolio di quotidiani di una volta, anzi ci sono sempre meno lettori perchè oggi ognuno può produrre informazione.” La banca che rappresenta, inoltre, “è molto legata al territorio locale, soprattutto con molte associazioni di categoria. All’interno di un’azienda sono cambiati i principi sociali: identità sociale dell’azienda, sostenibilità del businness (un businness duraturo crea benessere), reputazione. Ricchezza e benessere non solo per la banca ma anche dipendenti e aziende all’interno della di rete di comunicazione. Quindi le aziende oggi si confrontano con questi tre blocchi.”

Stiamo vivendo attualmente una fase di ricostruzione perchè dopo la crisi finanziaria il mondo è cambiato; alcune aziende non ci sono più e altre si stanno ridimensionando. Il primo impatto è quello emotivo, che tende ad attribuire la causa di tutti i mali alle banche, che in questo periodo di crisi sono state quelle che più hanno cercato di far fronte soprattutto alla critica di non dare sostegno alle imprese. Dall’altra parte c’è il confronto con una stampa che cerca di far sempre più titoli fantasiosi, spesso perchè tentata a seguire le mode.

Il ragionamento che segue Vichi è che in Italia il debito pubblico è altissimo, ma allo stesso tempo il risparmio degli italiani è molto più alto che in Spagna, Francia o Inghilterra. Perciò i soldi ci sono, ma la crescita è bassa. Quindi siamo noi italiani ad essere molto più negativi di altri paesi “perchè siamo abituati a lamentarci e a pensare che siamo peggio di altri paesi” (ma, sempre secondo l’uomo Unicredit, scorrendo le statistiche il debito italiano non è il peggiore). L’aspetto formativo dell’ufficio stampa è fondamentale, le informazioni devono essere molto chiare ma non tecniche, bisogna saper usare un linguaggio adatto al pubblico e si ribadisce i tre concetti chiave delle variabili sociali.

La parola infine a Leo Brattoli, Capo dell’Ufficio Stampa di Area Science Park, un luogo nel quale convivono imprese ad alta tecnologia che puntano su ciò che viene scoperto in termini di conoscenza al fine della produzione, sviluppo, innovazione e competitività tra imprese. Le ricerche in Italia non vengono molto riconosciute e remunerat,e perciò è anche difficile sostenere un’attività del genere in termini di sacrifici. Interloquire con i ricercatori, i centri di ricerca, conoscere quello che si fa è un aspetto importante. I ricercatori oggi sono più propensi a comunicare rispetto al passato, perchè questo comunque permette di ottenere finanziamenti.

Un altro filone di informazioni è invece legato ai servizi forniti dal reparto scientifico: trasferire conoscenza, tecnologie nel campo delle imprese e questo innesca una serie di messaggi di comunicazione che ha avuto negli anni un’importanza crescente. Secondo Brattoli quindi, “un aspetto importante nella comunicazione in crisi è l’intervenire tempestivamente con opinioni chiare su ciò che succede e qui entra in gioco l’ufficio stampa.” E’ importante dunque tessere una buona rete di relazioni interna al mondo che deve rappresentare (ricercatori e imprenditori con una rete ampia di giornalisti locali e nazionali che hanno ampia fiducia nel loro lavoro). Un rapporto chiaro, affidabile tra chi passa le informazioni e chi le riceve. E’ un’attività presa tra due fuochi: l’azienda che pretende dall’ufficio stampa tutte notizie positive e il giornalista che esige la puntualità dell’informazione. Perciò il rischio implicito è di non apparire trasparente al cento per cento, producendo effetti contrari a ciò che l’azienda si aspetta.

“Comprendere per raccontare” è lo slogan che introduce invece Marco Cossutta, Direttore Master in Analisi e Gestione della Comunicazione, secondo cui “è necessario un arricchimento ulteriore di chi è addetto alla comunicazione che non può comunicare senza prima comprendere. E’ necessario dare una rappresentazione della propria azienda (che sia cantieristica, bancaria o di ricerca) offrendo un’immagine rassicurante: fiducia e trasparenza che possano raggiungere il destinatario non addetto ai lavori. Questi momenti giungono al pettine nel momento della crisi in quanto tutte queste realtà vogliono presentarsi al meglio come una sorta di surplus sul mercato attraverso la comunicazione e l’immagine lodevoli. L’azienda ha bisogno di consenso sociale al di là della qualità del prodotto. Ma ad un certo punto c’è anche bisogno di gestire questa crisi, innanzitutto creando sicurezza nella produzione. E’ importante che la comunicazione sia finalizzata a denotare un responsabile sociale che leghi rapporti con fornitori, consumatori, maestranze e naturalmente opinione pubblica”.

Continua Renato Vichi. “Oggi negli spot parlano sempre più i cittadini comuni in quanto è necessario creare un nuovo modo di comunicare ricominciando a stabilire un contatto quotidiano con le persone, comunicare in maniera diversa perchè dopo la crisi le persone hanno bisogno di approcci e prove concreti. Qui non si cerca tanto un consenso quanto rassicurare le persone che hanno perso fiducia. Ma la comunicazione deve andare a pari passo con le attività e i comportamenti che sostengono questo rapporto con i clienti. Senza ciò, un dialogo con l’esterno non esisterebbe”.

Ma abbiamo realmente la possibilità di ascoltare a più voci ciò che è l’attività del comunicatore, e in ambito di crisi?

La parola a Leo Brattoli: “è evidente che anche attraverso l’esperienza di colleghi che hanno vissuto la crisi, ciò che è sicuramente importante fare è il tipo di coinvolgimento che offre l’ufficio stampa, che dev’essere in prima battuta coinvolto. Solo pochi soggetti di vertice e ufficio stampa verificano ciò che va verso l’esterno ed è preferibile affidarsi a un portavoce unico concordando le cose che vanno dette e soprattutto metterle per iscritto, che può essere un buon elemento formale. Questo permette di garantire all’interlocutore ciò che si comunica e soprattutto trasparenza e correttezza rispetto alle informazioni date. Comunicare è un mestiere che si impara con la pratica e con una certa metodica”.

La conclusione è di Cossutta. “E’ forte la necessità di produrre forme di comunicazione responsabile e che coinvolga gli operatori del settore (ufficio stampa, giornalisti), che si leghi al concetto di pubblicità e tenga conto dell’esigenza delle comunità e del pubblico. I tentativi di reclamizzare designano solo un coinvolgimento critico attorno a un problema”.

© 26 Maggio 2011

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