La Voce di Trieste

Non si finisce mai d’insegnare..

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Draga S.Elia. Trieste. Maggio 2011. Una coppia: marito e moglie in età fanno quattro passi nel verde assieme al figlio pressappoco più che quarantenne. Il figlio, quasi in segno di rispetto, si tiene a distanza. Qualche passo indietro o avanti e scatta le sue amate foto.

Ad un certo punto il padre – il marito – si ferma e raccoglie dal prato un soffione per donarlo alla moglie, che lo accoglie e.. ci soffia sopra. Forse pochi ci pensano, ma siamo tutti insegnanti, educatori. Facciamo parte dell’ambiente che circonda noi stessi e gli altri. Ogni nostro gesto dona, trasmette, insegna all’altro. Anche quando non ce ne rendiamo conto, anche verso l’estraneo che passa. Ancor di più ad un proprio figlio, perché l’insegnamento non è mai finito.

Non conta l’età. Queste due persone sono stati educatori e insegnanti dell’amore, dell’amore eterno. Potrei citare un “vale più un gesto di mille parole” oppure una teoria “sul linguaggio del corpo secondo la psicologia analogica”, invece cito una frase del testo del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: “Quanti godono dell’incanto dell’infanzia, del vigore della giovinezza e dell’efficienza dell’età media, guardino con rispetto, gratitudine e amore a coloro che li precedono”

Aggiungo una grande verità che spesso sfugge: tutto quello che viene dal cuore è spontaneo, non fa rumore ed è sempre ben fatto. Le frasi fatte e le teorie lasciamole a qualcun altro. Non è mai un caso, un fiore, il soffione che cresce dal tarassaco, definita erba spontanea, diventa mezzo di un gesto così spontaneo.

Simpatica “coincidenza”? Come scriveva Diana Vannini:”.. i moderni schemi culturali, che spesso esaltano unilateralmente la produttività economica, l’efficienza, la bellezza e la forza fisica, il benessere personale, possono indurre a considerare le persone anziane scomode, superflue, inutili e quindi ad emarginarle“. Aggiungo: o a non guardarle, osservarle, perdendo insegnamenti, come in questo caso.

Guardate le foto, sono autentiche, sono loro. Chi si sofferma apprende facendosi riempire il cuore. L’educazione all’amore non si fa impancandosi in cattedra e impartendo lezioni. Lei accompagnata dalle fiamme giallo-arancio dei fiori d’albero alle sue spalle trasmette ancora lo stupore di quel gioco con il fiore di quand’era bambina. Secoli di vite sono stati investiti in studi di filosofia, psicologia, letteratura sui temi più complessi : l’amore e la vita. Con spontaneità questi due splendidi insegnanti, attraverso un atto improvviso sgombrano l’animo dalle mille paure dalle mille inquietudini rendendoci , seppur provvisoriamente, felici.

Non ha petali quel fiore, ma pollini che grazie al suo respiro vibrano eterne come le emozioni. Vibrano all’unisono, rispecchiando loro stessi. Il figlio. Ovunque lui andrà, nella sua valigia ci sarà sempre quest’attimo, prezioso attimo. La parola detta, o scritta, ha una definizione: un inizio, quindi, e una fine. Un gesto no! E’ eterno e illimitato.

La vita a volte ci distrae. Non perdiamoci queste concrete favole. Sono come il volteggiare delle farfalle. Esistono da sempre e per sempre. Sono la memoria di chi siamo e di chi saremo.

Foto di Sandro Ramani

© 23 Maggio 2011

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