La Voce di Trieste

Trieste: il Soprintendente Caburlotto e la lezione della vera cultura italiana

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A Trieste la Soprintendenza si trova ad essere un’isola di resistenza della legalità e della cultura in un ambiente che dietro una facciata di normalità nasconde ben altro. Sulla legalità basta vedere gli attacchi pubblici spudorati delle camorre politico-edilizie ed immobiliari contro i Soprintendenti Luca Rinaldi e Giangiacomo Martines che ne hanno doverosamente rilevata illecita la pretesa di violare il regime giuridico internazionale ed italiano del Porto franco Nord (portovecchio).

Mentre sulla cultura la Soprintendenza si trova ad affrontare la gabbia psicologica in cui questa città  nata per essere europea è stata rinchiusa dalle dottrine ignoranti e dai poteri aggressivi di un vecchio nazionalismo di confine che non ha mai rappresentato la vera cultura italiana. E siccome le gabbie creano assuefazione all’interno mentre si vedono bene da fuori, accade spesso che gli italiani della penisola percepiscano esattamente l’abnormità di concetti e comportamenti che qui vengono fatti passare per normali.

Il sovrintendente Luca Caburlotto l’ha dovuto sperimentare sul campo, vedendosi contrapporre chiusure incomprensibili ad iniziative di ovvia integrazione culturale di Trieste nel suo tessuto plurilingue e con il suo entroterra mitteleuropeo immediato: Slovenia, Croazia, Austria, Ungheria. Ed ha avuto anche il merito di denunciare apertamente sulla stampa il blocco culturale autolesionista della città.

Una lezione coraggiosa, che rende anche evidente come l’equivoco di fondo consista proprio nel fatto che in queste terre si sia scambiato per troppo tempo ? e dalla destra sino alla sinistra ? il nazionalismo italiano per italianità. Si è confusa cioè con i valori positivi della cultura italiana la loro peggiore patologia regressiva, adottandola come modello d’identità e comportamenti deformati e deformanti.

La vera cultura italiana di valore è infatti la tradizione universalistica della spiritualità medievale, dell’umanesimo, della grande arte e della grande letteratura. Non l’immondezza volgare moderna del nazionalismo, delle chiusure e dei razzismi verso le altre culture. Ed incominciare a capirlo fa anche la differenza tra la rinascita e la morte, spirituale e materiale, della città di Trieste.

P.G.P.

© 19 Maggio 2011

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