La Voce di Trieste

Acli Trieste, un punto di riferimento dal 1945

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«La povertà a Trieste non è solo economica»

«A Trieste c’è un aumento di povertà, ma non solo di tipo economico»: Erica Mastrociani è la presidente delle Acli Trieste e grazie al grande lavoro svolto dalla propria associazione è in grado di fornire un quadro obiettivo dell’attuale situazione economico-sociale triestina. «Nella nostra città – specifica Mastrociani – è la Caritas che si occupa di seguire le persone con difficoltà economiche offrendo ottimi servizi: per quanto ci riguarda, posso dire che abbiamo diversi indicatori sulla situazione attraverso i servizi che offriamo, come l’Isee e il modello 730. In base a questi registriamo una serie di problemi economici che hanno conseguenze anche in campo sociale. Secondo noi, poi, c’è una difficoltà nell’uso del denaro e in futuro vorremmo promuovere una maggior attenzione ai consumi»

E in questa crisi generalizzata che colpisce sempre più persone, come si muovono le amministrazioni locali? «Credo che di fronte a un disagio sociale che aumenta – dice Mastrociani – ci sia una grande difficoltà da parte delle amministrazioni pubbliche ad organizzare servizi che siano sufficientemente pronti ad affrontare le emergenze. I bisogni stanno notevolmente aumentando, mentre le risorse pubbliche sono notoriamente sempre più limitate. Devo dire comunque che negli anni abbiamo maturato ottimi rapporti con tutte amministrazioni pubbliche, trovando interlocutori molto attenti e disponibili al dialogo».

La storia e i servizi delle Acli

Per capire cosa sono le Acli occorre partire dal nome: Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, «ed è importante che sia al plurale, cioè che sia un’associazione composta al proprio interno da una serie di associazioni». A livello nazionale nascono nel 1944, mentre a Trieste vedono la luce l’anno successivo: lo scopo, sin dall’inizio, è quello di organizzare una serie di iniziative di tipo associativo (come l’U.S. Acli, che si occupa di sport, o il CTA, Centro Turistico Acli, che segue la parte relativa ai giavvi), ma non solo: sin dalla propria nascita, infatti, le Acli promuovono aspetti legati al mondo del lavoro, come il patronato, uno dei servizi più noti della Acli, il servizio fiscale, attivo a Trieste da 14 anni, e il settore che si occupa di amministrazione e contabilità per associazioni, piccoli enti e ditte individuali.

«Gestiamo inoltre due cooperative sociali – spiega la presidente – la prima si chiama Lybra, è un cooperativa sociale di tipo A e gestisce, per conto delle Acli, tutti gli ambiti dei servizi socio-educativi-assistenziali. Si occupa di minori: abbiamo una comunità per bambini che sono stati allontanati dalla famiglia, un centro diurno per disabili, servizi per l’immigrazione e ci occupiamo di housing sociale».

L’altra bella realtà è la Cooperativa Polis, cooperativa sociale di tipo B, nata con l’obiettivo di dare lavoro a persone con svantaggio: «Attualmente gestiamo una panetteria in via dell’Istria – largo Pestalozzi e il bar all’interno dell’Enaip» spiega Erica Mastrociani che aggiunge: «Vorrei sottolineare che noi, come Acli, in questo momento di crisi, siamo comunque riusciti ad aumentare i posti di lavoro al nostro interno: nella panetteria, ad esempio, lavoravano quattro persone, mentre oggi, nel sistema Polis, lavorano più di 10 persone». A breve partirà poi il progetto Bread& Bar, una cooperativa sociale di tipo B che gestirà una panetteria-pasticceria all’interno della Casa Circondariale di Trieste.

Le Acli triestine gestiscono inoltre alcuni servizi per i migranti, come lo sportello in via del Sale, in collaborazione con altri enti e associazioni locali, lo sportello immigrati del patronato e l’associazione Acli Colf che, come spiega la presidente, «nasce nel dopoguerra per le signore, per lo più italiane, che andavano nelle case a lavorare: oggi sono molte le straniere a fare questo lavoro e rappresentano una realtà importante. Curiamo sia aspetto legato al lavoro, con la promozione della legalità, che la formazione». Sono nati anche gruppi di auto-mutuo per le donne che sono sfociati in un circolo composto da signore immigrate: al suo interno esiste anche un coro curato da un gruppo di giovani donne camerunesi.

«Come si può capire – conclude Erica Mastrociani – la nostra è un’associazione molto variegata che gestisce un’ampia gamma di servizi rimanendo fedele ai suoi valori fondanti: abbiamo un radicamento nella chiesa cattolica, siamo un’associazione cristiana, aperta quindi al dialogo con tutte le persone che si avvicinano a noi e al nostro interno abbiamo persone di diverse confessioni, anche musulmani. Per noi restano validi i principi che ci hanno visto nascere – dice la presidente –  quindi una fedeltà alla Chiesa e al Vangelo in particolare; siamo un’associazione di lavoratori perché promuoviamo il lavoro nelle sue varie articolazioni, lo difendiamo, lo valorizziamo, ma siamo anche delle “sentinelle” sui nostri territori perché attraverso i nostri servizi è possibile leggere le variazioni sociali. Pur essendo presenti in molti paesi europei ed extra-europei, abbiamo la caratterizzazione di essere italiani e per noi essere italiani significa difendere la democrazia».

© 30 Marzo 2011

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