La Voce di Trieste

“Il sogno di Ipazia” al Teatro dei Fabbri

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Martedì 29 marzo debutta al Teatro dei Fabbri di Trieste il terzo e ultimo spettacolo della rassegna GIULIETTA E LE ALTRE che la Contrada dedica al femminile nel teatro contemporaneo.

In scena Francesca Bianco interpreta la straordinaria figura di Ipazia, la prima “scienziata” della storia vissuta ad Alessandria a cavallo del 400, che fu assassinata dalla Chiesa per le sue idee e il suo stile di vita troppo progressisti.
Dopo il grande successo della scorsa stagione che ha fatto diventare questo spettacolo un piccolo “caso” nel panorama nazionale, arriva anche sulle scene triestine “Il sogno di Ipazia”, monologo scritto da Massimo Vincenzi per Francesca Bianco e diretto da Carlo Emilio Lerici.

La figura di Ipazia, dopo essere stata cancellata dalla storia per 1600 anni, è tornata prepotentemente alla ribalta grazie anche al film di Alejandro Amenabar “Agorà”, che ha suscitato un grande dibattito a tutti i livelli trovando ampia eco sui principali media nazionali. La sua vita e la sua tragica fine ci lasciano un messaggio di così grande attualità e modernità da trasformarla in un simbolo e un esempio per gli anni a venire. Con la speranza che alla fine Ipazia ritrovi la sua giusta collocazione nella storia.

Se ragione e fede costituiscono i due binari paralleli lungo i quali si è mossa la storia dell’Occidente negli ultimi duemila anni, l’episodio più emblematico della contrapposizione fra queste due ideologie accadde nel marzo del 415, con l’assassinio di Ipazia (Alessandria d’Egitto circa 370 – 415 d.c.) detta “la musa” o “la filosofa”.  Il contesto storico in cui l’avvenimento ebbe luogo è il periodo in cui il cristianesimo effettuò una mutazione genetica, cessando di essere perseguitato con l’editto di Costantino nel 313, diventando religione di stato con l’editto di Teodosio nel 380, e iniziando a sua volta a perseguitare i non cristiani nel 392, quando furono distrutti i templi greci e bruciati i libri “pagani”.

Gli avvenimenti ad Alessandria precipitarono a partire dal 412, quando divenne patriarca il fondamentalista Cirillo (che sarà proclamato Santo e Dottore della Chiesa nel 1882). In soli tre anni, servendosi di un braccio armato costituito da monaci combattenti, sparse il terrore nella città. La sua principale vittima sacrificale, ad esempio e monito per tutti, fu proprio Ipazia, il personaggio culturale più noto della città.

© 24 Marzo 2011

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