La Voce di Trieste

“Samson et Dalila” al Teatro Verdi

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La prima del capolavoro di Camille Saint-Saëns il 18 febbraio

Il 18 febbraio (con repliche il 19, 20, 22, 23, 24 e 26 febbraio) al Teatro Verdi sarà rappresentato un capolavoro del repertorio classico, Samson et Dalila (Sansone e Dalila), opera lirica in tre atti e quattro quadri su musica di Camille Saint-Saëns, nata in origine come oratorio e solo in seguito destinata alla scena, ma in questa trasformazione senza nulla perdere della sua sobria grandiosità e della sua potenza espressiva.

La storia proviene dal Libro dei Giudici dell’Antico Testamento. Questo titolo, molto rappresentato in tutto il mondo,  manca  al Verdi dal lontano 1984, quando andò in scena con la partecipazione di Carlo Cossutta che aveva interpretato il  ruolo del titolo anche nella  precedente edizione del 1982. L’allestimento è una coproduzione internazionale tra Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Teatro Comunale di Bologna, Opera Royal de Wallonie di Liegi, Opera Wroclawska  di Wroclaw.

Samson et Dalila è una storia universale, e cioè senza tempo. Nella messa in scena che ci propone il regista polacco Michal Znaniecki, si evidenzia  il conflitto fra due culture, tra due gruppi che danno vita ad un incontro-scontro di due modi di vivere molto differenti. Da un lato, la cupezza del tragico destino degli israeliti; dall’altro il variopinto e sensuale mondo dei filistei. È un conflitto, pieno di riferimenti simbolici per una storia, in cui è Dalila, la vera eroina nera dell’opera che perde il suo Samson per odio razziale e sete di vendetta.

Il regista Znaniecki spiega: «Affronto ogni opera…basandomi solo sul materiale musicale proposto dal compositore facendo spesso finta di non conoscere altre interpretazioni. Come se volesse salvaguardare la purezza dell’ispirazione originale dell’opera aggiunge mi sto rivolgendo al grande repertorio (Trovatore, Turandot, Ernani, Don Giovanni), ma fingendo di non aver mai visto ne ascoltato queste opere. Le voglio scoprire insieme al pubblico…per potermi sorprendere ancora e scoprire cose che la tradizione ha occultato…c’è tanto da scoprire semplicemente leggendo la musica».

Altri artefici della messa in scena sono: Tiziano Santi,  che ha creato una costruzione fissa solida ed incombente divisa in due parti: filistei oppressori in alto e ebrei oppressi in basso, Isabelle Comte  che ha realizzato i costumi, Aline Nari, le coreografie e Bogumi Palewicz, che è autore delle luci.

Lo spettacolo verrà rappresentato in lingua originale con sopratitoli.

Il M° Boris Brott, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Verdi, è uno dei direttori d’orchestra canadesi più celebri al mondo, considerato figura di riferimento nel panorama culturale del suo paese e degli Stati Uniti.


© 15 Febbraio 2011

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