La Voce di Trieste

Rigassificatore: gli ambientalisti scrivono al mondo della scienza

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Sul Rigassificatore, lettera aperta di Uil -Vigili del Fuoco, Legambiente e WWF ai componenti del Consiglio di amministrazione di Area Science Park, dell’OGS, della SISSA, della Giunta provinciale Trieste e del Senato accademico dell’Università di Trieste: “Chiediamo a Università e OGS di sconfessare le relazioni”.

 

Una lettera aperta di richiamo ai doveri etici, sul tema del Rigassificatore di Trieste-Zaule è stata inviata da Uil – Vigili del Fuoco, Legambiente e WWF ai componenti del Consiglio di amministrazione di Area Science Park, dell’OGS, della SISSA, della Giunta provinciale Trieste e del Senato accademico dell’Università degli Studi di Trieste. La missiva, firmata da Adriano Bevilacqua, Dario Predonzan e Lino Santoro, fa seguito alla mancata risposta di Area Science Park, OGS, SISSA e Provincia alla Lettera aperta del 2/12/10, ed alle dichiarazioni rilasciate all’ANSA dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trieste il 7 gennaio dopo la conferenza stampa tenuta dalle suddette associazioni.

“Chiediamo all’Università – incalzano I firmatari – che sconfessi le due relazioni del Consorzio interuniversitario Cinigeo sugli incidenti rilevanti (normativa Seveso) e sull’effetto domino ed esca dal Consorzio del quale fa parte. All’Università e all’OGS chiediamo inoltre che, attraverso i loro esperti…, controllino la traduzione sulla Baia di Zaule, rifacciano i calcoli dello “Studio dispersione acque” e consentano ai loro esperti di esprimersi pubblicamente nel loro ruolo di docenti e ricercatori…” . “Per la dignità scientifica e per il rispetto dell’etica istituzionale degli enti in cui operate – è l’appello lanciato da Uil – VVF, Legambiente e WWF – fate in modo che le carte intestate recanti i nomi di istituzioni scientifiche pubbliche vengano usate a vantaggio della verità”.

Nella lettera si fa notare come per la sicurezza degli abitanti di Trieste e Muggia si ritenga necessario attirare l’attenzione dei destinatari “sull’argomento e sugli esiti del Gruppo di lavoro tecnico-scientifico della Provincia”.

”Abbiamo inviato tale missiva – spiegano ancora Bevilacqua, Predonzan e Santoro – ai componenti del Consiglio di amministrazione degli altri enti perché i loro massimi esponenti non ci hanno risposto, e ai singoli componenti del Senato accademico perché la risposta del Rettore e le sue dichiarazioni all’ANSA ci sono sembrate insufficienti ed elusive”.

“La costruzione di un rigassificatore dentro il tessuto urbano, in mezzo al porto industriale nella stretta Baia di Zaule – continua la lettera – comporta problemi, rischi e svantaggi evidenti desumibili dalle relazioni tecniche preparate dalla ventina di ricercatori e docenti universitari che hanno prestato gratuitamente la loro opera nel Tavolo Tecnico Rigassificatori Trieste”.

Vengono elencati i rischi per la popolazione, i rischi di incidenti industriali e incendi a catena («effetto domino») che possano innescarsi dal rigassificatore e dalle navi gasiere, oppure dagli stabilimenti chimici e dai depositi infiammabili circostanti verso il rigassificatore. Viene lamentato il blocco di tutto il porto per effetto dell’applicazione delle norme internazionali di sicurezza che vietano la navigazione entro un raggio minimo di 450 metri attorno a gasiere in manovra o durante tutta la fase di scarico del gas liquido, come pure il raffreddamento e la sterilizzazione (con cloro) delle acque della Baia di Zaule.

“In varie occasioni – prosegue la lettera aperta – chi conduceva la regìa della progettazione del rigassificatore ha tentato di coinvolgere le istituzioni scientifiche triestine, o loro singoli esperti …, in un ruolo di supporto-fiancheggiamento alla progettazione, spendibile presso l’opinione pubblica. Viceversa, Ministeri, Regione e Comune hanno tenuto lontani i locali enti scientifici (soprattutto Università e OGS) da qualsiasi attività di efficace controllo-qualità della documentazione prodotta, evitando che questi enti potessero rendere un servizio alla Collettività. Tardivamente la Provincia ha pensato che i cittadini potessero porre domande ai progettisti attraverso un Gruppo di lavoro tecnico-scientifico”, istituito “col semplice compito di compattare le domande dei cittadini e trasmetterle a Gasnatural.” Si è così “creata una situazione alquanto ambigua, perché ha “consentito” l’eliminazione delle domande più imbarazzanti. Gli stessi esperti, se ufficialmente coinvolti e quindi con la copertura delle proprie istituzioni, si sarebbero assunti le proprie responsabilità e avrebbero rifatto i calcoli sbugiardando clamorosamente quanto presentato”.

Un richiamo particolare è rivolto al Rettore dell’Università, il quale ha ripetuto all’ANSA «di non conoscere la relazione sull’ “effetto domino”, che le associazioni accusano di essere inaffidabile». Nella sua relazione, il Cinigeo (di cui fa parte l’Università di Trieste) arriva  a scrivere: «Dalla rappresentazione grafica appare evidente che in nessuno dei casi considerati è ipotizzabile un effetto domino dall’installazione dell’Azienda Gas Natural verso le installazioni esterne». “Ci domandiamo – conclude la lettera di UIL – VVF, Legambiente e WWF – se i contenuti citati sono compatibili con la deontologia dell’ Università o con la sua presenza nel Consorzio”. “Cos’ha fatto il Rettore – si chiedono ancora le tre sigle – per moralizzare questa situazione, dopo esserne stato ripetutamente e dettagliatamente informato da noi?”.

© 26 Gennaio 2011

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