La Voce di Trieste

Cosa accade veramente in Italia

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A fronte di analisi stampa superficiali ed insufficienti. L’alternativa reale è tra destabilizzazioni e soluzioni d’ordine

Anche questa settimana non siamo riusciti a trovare sulla stampa italiana, e nemmeno su quella estera, un’analisi giornalistica efficace di ciò che sta veramente accadendo nelle istituzioni di questo Paese. Il carnevale politico interno  continua probabilmente a distogliere quasi tutti gli osservatori dai movimenti strutturali di fondo nelle istituzioni italiane, che pure sono abbastanza evidenti e seguiti da analisi riservate.

Per comprenderli occorre però isolare professionalmente i fatti concreti da qualsiasi simpatia e militanza politica personale. Sulle caratteristiche generali del Paese ci rimettiamo alle sintesi della penna illustre qui a fianco, la cui attualità rimane assoluta. Mentre sugli aspetti contingenti è chiaro che qui non ci troviamo affatto di fronte ad una crisi della politica, ma dello Stato, e senza precedenti. Non era infatti mai accaduto che la leaderhip politica del Paese venisse acquisita da un grande imprenditore, che per diventare tale nella realtà italiana di questi anni ha dovuto operare anche su terreni notoriamente controllati e condizionati da strutture criminali sia politiche che comuni. L’Italia si trova così ad avere con un capo del governo inevitabilmente azzoppato, perché deve rendere conto alle strutture dello Stato di vicende quel proprio passato pre-politico, e che per non restarne comunque travolto le deve delegittimare e fermare.

Ma per farlo deve aggredire radicalmente i princìpi fondamentali della legalità sui quali si regge l’intera struttura dello Stato, che è anche la sola fonte di garanzia dei diritti del cittadino. E sul tutto incombono sia i problemi di età e di carattere del premier, che tendenze secessioniste o frammentarie interne, prefigurando un’instabilità a breve e medio termine che preoccupa seriamente gli osservatori europei e quelli internazionali, iniziando da Washington, sia per le conseguenze interne che per quelle comunitarie e continentali, inclusi i possibili riflessi sulla difficile stabilizzazione dei Balcani.

Ma tutto questo non sfugge nel Paese a coloro che da varia parte politica credono ancora nello Stato e nella legalità, e su questo piano incominciano sia a parlare un linguaggio chiaro e sostanzialmente comune, sia a formare così di fatto dei tessuti di resistenza legalitaria trasversale sia nella politica che nelle istituzioni. Questo è essenzialmente il significato della formazione e dei successi del movimento fondato dall’ex magistrato Di Pietro, ed ora del tentativo del presidente della Camera Fini di costituire anche in Italia una destra legalitaria moderna. A questi due diversi gruppi emergenti corrisponde una base di consenso crescente, ed in parte comune, sia nella società civile che nelle strutture dello Stato, ad iniziare dalla Magistratura, dalle forze dell’ordine e dalle forze armate.

Tutto il resto è la solita confusione politica italiana tra istrionismo, improvvisazione e corruzione, che come tale ha capacità di tenuta statica, ma non d’iniziativa efficace, e costituisce un ampio terreno di possibili destabilizzazioni a danno sia del Paese che dell’UE e delle loro alleanze internazionali. Nell’ovvia incertezza del futuro immediato, le prospettive di questa situazione stanno evidentemente nell’alternativa tra destabilizzazioni ed iniziative d’ordine.

E per ora la nostra analisi può fermarsi qui.

© 15 Maggio 2010

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