La Voce di Trieste

A Trieste esplode lo scandalo sul Porto Franco: Maltauro ammette che l’urbanizzazione è illegale

di

Con ricorso al TAR notificato il 1° marzo all’Autorità Portuale di Trieste Enrico Maltauro, amministratore delegato dell’omonimo gruppo finanziario-industriale delle costruzioni, e della partecipata Portocittà s.p.a., ha denunciato nulla ex art. 1418 c.c. per violazione di vincoli giuridici internazionali la concessione per 70 anni che Portocittà aveva chiesto ed ottenuto il 25.11.2010 per l’urbanizzazione speculativa edilizia ed immobiliare del Porto Franco Nord di Trieste. Chiedendo perciò la rifusione dei canoni e delle spese.

I vincoli giuridici internazionali che Portocittà riconosce violati dalla concessione sono quelli di destinazione esclusiva dell’area a Porto Franco internazionale, in regime perciò extradoganale, stabiliti dal Trattato di Pace con l’Italia del 1947, allegato VIII, che l’Italia si è obbligata a rispettare col Memorandum di Londra del 1954. Si tratta dell’accordo che le ha assegnato l’amministrazione civile provvisoria tuttora operante della città e del porto Trieste, e che vincola l’ordinamento italiano ex artt. 10 e 117 Cost.

Ma proprio per questo l’esistenza dei vincoli giuridici preclusivi dell’operazione speculativa era pubblica e perfettamente nota ab origine ad ambedue i contraenti, Portocittà non risulta avere diritto ai risarcimenti richiesti (art. 1227 c.c.), mentre del ricorso che così andrà ad estinguersi rimangono attivi il riconoscimento spontaneo di nullità della concessione (che annulla anche il diritto ad occupare l’area) e le evidenti implicazioni penali.

Sotto questo profilo infatti il ricorso costituisce anche denuncia ad un organo giudiziario, che ha l’obbligo di riferirne alla magistratura penale, d’ipotesi d’illecito in capo ai firmatari della concessione saputa contraria alla legge, cioè i responsabili stessi di Portocittà e l’allora presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Claudio Boniciolli.

Ed anche di un intero schieramento trasversale anomalo di politici, amministratori pubblici e rappresentanti istituzionali che hanno favorito, consentito o promosso personalmente ed in forma associativa il tentativo di urbanizzazione speculativa edilizia ed immobiliare illecita sull’area: in particolare l’ex sindaco di Trieste Dipiazza (PD) e l’attuale Cosolini (PD), gli ex parlamentari Antonione (ex PdL) e Menia (Fli), il riconfermato Rosato (PD), e quant’altri, anche con riguardo alle abnormi complicità propagandistiche del quotidiano monopolista locale Piccolo (gruppo Espresso).

Tantopiù che alla notizia dell’abbandono dell’area da parte di Portocittà una parte significativa di costoro si è messa (pure col rincalzo dell’europarlamentare e candidata presidente regionale del PD, Serracchiani) a strillare sul Piccolo altre propagande e bugìe, nel tentativo di forzare comunque l’urbanizzazione che lo stesso concessionario denuncia illecita, e di scaricare le proprie responsabilità con nuove accuse infondate all’attuale presidente del porto Marina Monassi. Proprio perché non c’entra nulla, a differenza dai predecessori Boniciolli e Maresca, amministra pure pure bene difendendo e promuovendo doverosamente il Porto Franco, e vorrebbero sostituirla con qualcuno che sia invece acquiescente o colluso.

Se dunque c’era bisogno di un nuovo scandalo politico italiano ed internazionale in cui trovar coinvolta una consociazione trasversale di politici e pubblici amministratori (con alla testa il PD e ramificazioni di destra da settori del PdL sino ai post-fascisti) ed interessi di concorrenza portuale sporca, eccolo servito. Ed è quello del tentato strangolamento speculativo del Porto franco internazionale di Trieste nel suo settore Nord, accompagnato dai tentativi di bloccarne con un rigassificatore il settore Sud, di imporci illegalmente sovrattasse portuali discriminatorie e di dirottare sui porti della penisola italiana l’asse di traffico europeo Baltico-Adriatico.

Uno scandalo, inoltre, da miliardi di euro, che sinora è stato non per caso coperto ed ignorato dalla grande stampa italiana appoggiandolo col quotidiano locale. E denunciato solo da noi de La Voce di Trieste, senza nemmeno interventi noti della Procura locale. Quanto alle formazioni politiche e sindacali, le sole prese di posizione pubbliche coraggiose a difesa del Porto Franco e della legalità sono arrivate ad oggi da due movimenti giovani in forte crescita, Trieste Libera ed il Movimento 5 stelle di Grillo, e dalla storica Unione Slovena – Slovenska skupnost di Trieste.

Ora dobbiamo quindi, nell’ordine: ringraziare, paradossalmente, Portocittà ed Enrico Maltauro per avere infine confermato in sede giudiziaria che avevamo, purtroppo, ragione noi; aggiornare a questo fatto giudiziario nuovo e decisivo le denunce penali che avevamo già presentato in argomento; sollecitare, infine, l’avvio delle indagini penali ed amministrative che potranno fare chiarezza definitiva sull’intero scandalo, sceverandone il nucleo di illeciti dalle mere ignoranze, leggerezze ed arroganze politiche.

Tali che ancora il 5 marzo durante la riunione speciale del Comitato Portuale sul problema, presieduto da Monassi ed aperto a noi giornalisti, il sindaco Cosolini oltre ad intervenire sul ricorso Portocittà dimostrando di non conoscerne ancora, quattro giorni dopo, i contenuti e le implicazioni, si è esibito in malegrazie spregiative ostentate leggendo il giornale e twittando continuamente in faccia al resto del Comitato mentre parlavano la presidente ed altri, e davanti a fotografi e telecamere. Il degrado della politica si esprime anche così.

© 5 Marzo 2013

Galleria fotografica

La locandina

Sfoglia online l’edizione cartacea

Accedi | Designed by Picchio Productions
Copyright © 2012 La Voce di Trieste. Tutti i diritti riservati
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Trieste - n.1232, 18.1.2011
Pubblicato dall'Associazione Culturale ALI "Associazione Libera Informazione" TRIESTE C.F. 90130590327 - P.I. 01198220327
Direttore Responsabile: Paolo G. Parovel
34121 Trieste, Piazza della Borsa 7 c/o Trieste Libera
La riproduzione di ogni articolo è consentita solo riportando la dicitura "Tratto da La Voce di Trieste"