La Voce di Trieste

Porto di Trieste: Cosolini e Serracchiani incompetenti allo sbaraglio

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I politici incompetenti praticano notoriamente quella specie di surf che consiste nel cavalcare l’onda delle chiacchiere e dei titoli di giornale giocando sulle dichiarazioni senza mai approfondire seriamente i problemi concreti dell’economia e delle persone. Sono quindi personaggi sgradevoli, che rimangono però innocui solo finché non diventano amministratori del bene pubblico. Perché da quel momento possono fare danni di ogni genere.

Gli assalti politici illegali al porto

A Trieste il sindaco Roberto Cosolini e la presidente regionale Serracchiani, due leader del Pd, stanno guidando con i loro gregari di partito (la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, l’ex presidente 2006-2011 del porto Claudio Boniciolli, ecc.) un assalto politico anomalo alla gestione del porto, pretendendo di comandarlo loro in nome del “territorio”.

L’anomalìa di quest’operazione, puntualmente denunciata sinora solo dalle inchieste della Voce di Trieste, ha almeno cinque aspetti principali da investigare.

Il primo è che l’obiettivo prioritario del gruppo politico d’assalto non è lo sviluppo del porto, ma una colossale speculazione edilizia ed immobiliare illegale nel settore nord del Porto Franco (free port) internazionale di Trieste.

Il secondo è che il gruppo aggressore è trasversale fra centrosinistra e centrodestra, e rifiuta di rispondere ad alcuni pesanti interrogativi pubblici antimafia sull’operazione.

Il terzo è che i responsabili pretendono di esercitare sul porto di Trieste competenze amministrative di Comune, Provincia e Regione che i tre enti non possiedono affatto, perché è affidato per legge alla sola Autorità Portuale anche in esecuzione di speciali vincoli internazionali del free port.

Il quarto è che il gruppo d’assalto tenta perciò di riconquistare il controllo politico dell’Autorità Portuale ottenendo la sostituzione della presidente attuale, Marina Monassi, che è una funzionaria di Stato.

Il quinto è infine che l’intera operazione si fonda su pesanti, deliberate e sfrontate campagne disinformative sul quotidiano monopolista locale Il Piccolo (gruppo Espresso), con articoli che vanno a formare interi dossier di informazioni false. Ed i responsabili non ne desistono anche se per questo sono già sotto processo.

Sin qui gli aspetti che legittimano ipotesi di dolo. Ma torniamo agli aspetti di incompetenza, che sono ancora più pericolosi perché è impossibile fermare razionalmente chi non sa nemmeno cosa sta facendo.

Gli incompetenti allo sbaraglio

Sull’intera questione del Porto Franco internazionale di Trieste, l’unico del Mediterraneo, è evidente dalle stesse dichiarazioni pubbliche di Cosolini, Serracchiani e seguaci, di sinistra e destra, che ne straparlano senza essersene ancora mai studiati bene gli assetti giuridici né gli sviluppi economici. Ci fanno, insomma, un surf politico scandaloso da dimissioni immediate.

Ma questi pretendenti abusivi al controllo politico del porto si dimostrano incompetenti persino sulle leggi portuali ordinarie.

Sul Piccolo del 6 ottobre il Sindaco e la Presidente della Regione, col rincalzo diligente di quella della Provincia, accusano infatti a pagina intera Monassi di non avere comunicato e concordato con loro l’intenzione di vendere del tutto od in parte le quote residue che l’Autorità Portuale possiede ancora della TTP – Trieste Terminal Passeggeri S.p.A. e di altre imprese che svolgano attività portuali ed operazioni connesse..

Cosolini, Serracchiani e Bassa Poropat dichiarano perciò indignati nel loro politichese che la partecipazione dell’Autorità Portuale alla proprietà di TTP è “fortemente strategica” per la promozione ed il controllo pubblico delle attività dell’impresa, in particolare per le crociere, e che manca trasparenza perchè essi non ne sapevano nulla. Lasciando intendere che se invece comandassero loro queste cose non potrebbero accadere.

Ma il problema vero è che malgrado le loro cariche di prestigio Cosolini, Serracchiani e Bassa Poropat non sanno bene neanche di cosa stanno parlando. Perché in realtà Monassi sta solo ripristinando come possibile la legalità violata, in particolare dal “loro” presidente dell’Autorità Portuale Claudio Boniciolli. Lo stesso che ha appoggiato con e per loro la pretesa speculazione edilizia ed immibiliare illecita sul Porto Franco.

Violazione e ripristino della legalità

Come la Voce ha scritto già nel 2011, TTP è infatti una società creata nel 2007 proprio dal “loro” presidente dell’Autorità Portuale, Claudio Boniciolli, per esercitare in proprio − essendone inizialmente proprietaria al 100% e con concessione 25ennale rilasciata perciò a se stessa − rilevanti operazioni portuali ed attività connesse.

Quelle, per la precisione, del Terminal Crociere alla Stazione Marittima davanti al centro città, con parte delle rive parcheggi inclusi; del Terminal passeggeri al Molo IV; dell’Ormeggio 22 nel Porto Franco Nord (detto anche “vecchio”); del Terminal Traghetti Ormeggio 57 nel Porto Nuovo; del traffico e dei servizi di assistenza per i megayacht (attraverso la partecipazione di maggioranza nella Trieste Yacht Service S.r.l.).
Ne risultava perciò violata in maniera eclatante, e dal Boniciolli, la stessa legge italiana sui porti n. 84/94, che all’art. 6, n. 6, stabilisce invece espressamente che «Le autorità portuali non possono esercitare, né direttamente né tramite la partecipazione di società, operazioni portuali ed attività ad esse strettamente connesse» ma soltanto attività accessorie o strumentali e di «promozione e sviluppo» dell’intermodalità, della logistica e delle reti di trasporti.

Questo divieto è conforme e coerente ai poteri di solo «indirizzo, programmazione, coordinamento, promozione e controllo delle operazioni portuali» che la legge (art. 6, n. 1, a) assegna all’Autorità portuale, regolamentandoli come tali e precisando espressamente all’art. 16, n. 1 che «Sono operazioni portuali il carico, lo scarico, il trasbordo, il deposito, il movimento in genere delle merci e di ogni altro materiale, svolti nell’ambito portuale», essendo scontato che rientri tra le attività strettamente connesse anche il traffico passeggeri, misto o meno con la movimentazione di vetture, tir e merci varie.

Tanto che Boniciolli stesso nel 2010, a fine mandato, avviò la vendita della quota di controllo di TTP incolpando una “cupola” conservatrice di impedirgliela.

La sola cosa che la Presidenza attuale dell’Autorità Portuale può e deve quindi fare di queste eredità indebite è appunto ripristinare la legalità cedendo le quote di partecipazione residue. Ma in maniera corretta, oculata e nei tempi e modi strategici giusti per tutelare il patrimonio e bene pubblico.
E questo richiede che vengano rispettate e conciliate non le fisime e chiacchiere di parti politiche, ma le norme di legge che esigono una procedura di evidenza pubblica previa stima ufficiale del valore, assieme a quelle proprie del diritto societario.

Tutte norme evidentemente sconosciute ai Cosolini, Serracchiani e Bassa Poropat, a meno di presumere che le conoscano e che quindi il loro attacco all’Autorità Portuale sia stato condotto in completa mala fede.

Conclusioni

In ambedue i casi, del dolo o degli incompetenti allo sbaraglio, questo è un nuovo fatto da dimissioni immediate che costoro sembrano non aver alcuna intenzione di rassegnare, come non sembrano volersi rendere conto che la gestione di un porto, e porto franco internazionale, non è come quella della regata Barcolana. O delle casse di partito.
Ma è ormai perfettamente chiaro che l’assalto al porto del loro gruppo politico trasversale di speculatori o incompetenti è ormai uno dei pericoli maggiori per l’intera economia di Trieste, aggravato oltremisura dalla crisi. E che va quindi fermato con con rapidità e determinazione.

© 7 Ottobre 2013

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