La Voce di Trieste

Trieste: cosa sta dietro la frenesia d’assalto politico al Porto Franco

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Il sindaco PD di Trieste, Roberto Cosolini

Diventa ormai ogni giorno più evidente che dietro la frenesia da squali dell’assalto al porto di Trieste di una strana consociazione tra Piccolo e politici del PD e di gruppi postfascisti e di sinistra ci dev’essere qualcosa di molto grosso nell’interesse loro e dei presumibili soci o mandanti nascosti. Non certo della città.

È difficile infatti attribuire ad altro campagne disinformative così organizzate e costanti nel tempo per forzare speculazioni edilizie ed immobiliari illecite in aree vincolate di porto franco internazionale. Ad opera, inoltre, di personaggi pubblici che sono quasi tutti già da due anni sotto denuncia penale per le gravi ipotesi di reato conseguenti, ma sembrano godere di impunità inspiegate.

Questa linea d’analisi doverosa emerge quotidianamente anche dal semplice esame delle loro mosse pubbliche, sempre più sfacciatamente arroganti ed ingannevoli, assieme ad un doppio interrogativo: sono ancora iperprotetti, e da chi, od ormai spaventati al punto da tentar di forzare con ogni abuso il fatto compiuto?

Esaminiamo qui alcuni fatti emersi negli ultimi giorni dalle campagne sempre più aggressive del loro quotidiano Il Piccolo.

Il sistema del branco

Avete presente il comportamento dei branchi di canidi in caccia? I capibranco latrano segnali, ed i gregari li ripetono obbedienti senza preoccuparsi del perché. Ed è esattamente questo che sta facendo nel nostro caso l’apparato gregario del PD e satelliti, ripetendo a cadenza sul Piccolo dichiarazioni e compitini aggressivi e delegittimatori senza preoccuparsi né di approfondire l’argomento, né di aggiornarsi seriamente, e senza nemmeno leggere o considerare le smentite.

I nomi dei capibranco ora all’attacco sono noti: dal sindaco PD Cosolini al suo predecessore di destra Dipiazza, alla presidente regionale Serracchiani. Mentre degli echi disinformativi gregari sul Piccolo sono buon esempio in questi giorni quelli da sinistra di Štefan Čok, Pietro Faraguna e Giulio Lauri (Sel), cui si sono appena aggiunti da destra (dopo incontro e cena con Cosolini) anche il postfascista Franco Bandelli ed il suo gruppo “alternativo”.

Pretese politiche in violazione di legge

Intanto alle non poche violazioni di legge originarie la creatività disinformativa della consociazione ne aggiunge di nuove.

Cosolini e Serracchiani (che è avvocato) dovrebbero infatti sapere che i loro titoli politici d’amministrazione locale − comunali e regionali − non consentono di immischiarsi nella gestione dei titoli, delle competenze e degli obblighi istituzionali di diritto internazionale dell’Autorità Portuale, e del Governo italiano amministratore, sul Porto Franco internazionale di Trieste. E tantomeno di intromettersi nelle trattative e gare di concessione, condizionandole o turbandole con proprie richieste.

Tutte cose che invece Cosolini e Serracchiani stanno facendo pubblicamente, pretendendo arroganti sia di dettare essi all’Autorità Portuale la conduzione del Porto Franco in nome del Comune e della Regione (“il territorio”, dicono) sia di ricevere e valutare preliminarmente gli elenchi riservati delle imprese interessate alle concessioni.

E siccome la Presidente dell’Autorità Portuale, Monassi, ha il dovere istituzionale di non consentirglielo, minacciano pubblicamente di farla sostituire con persona di loro gradimento e servizio sfruttando il controllo PD sugli enti locali e su mezzo governo. Cioè con una vigliaccata di regime.

In uno stato di diritto, che a Trieste su questi argomenti sembra stranamente sospeso, si tratterebbe di comportamenti arbitrari in evidenti ipotesi penali pluriaggravate di abuso d’ufficio, tentata turbativa del procedimento amministrativo di scelta del contraente, e minaccia grave di danno ingiusto. Esattamente come configurati dagli artt. 323, 353 bis e 612 del codice penale italiano.

Impunità giudiziarie inspiegate

Ed a questo punto si pone nuovamente la domanda doverosa e legittima su come mai a Trieste la Procura, ora guidata ad interim dal pm Federico Frezza così attivo su altro e contro Trieste Libera, lasci invece perseverare pubblicamente impuniti in queste attività illecite il Cosolini, la Serracchiani il Piccolo ed il resto della consociazione politica speculativa e predatoria sul Porto Franco.

Non se n’è accorta, o per l’asserita giurisdizione italiana a Trieste la legge penale vale solo contro i deboli e gli sgraditi? Se è legittimo indagare e processare Berlusconi, e non ne abbiamo dubbi tranne che per il chiasso eccessivo, perché non anche i Cosolini, Dipiazza (che ha già turbato pubblicamente le concessioni nel 2009), Serracchiani e quant’altri spadroneggiano arroganti con richieste illegali inaudite coperti a sinistra, oltre che dal Piccolo ed altri ambienti da indagare?

Si è appena aperto inoltre il caso della sentenza abnorme che la consociazione predatoria ha appena ottenuto sorprendentemente dal TAR locale a favore delle proprie operazioni illecite sul Porto Franco.

Stiamo comunque riassumendo e documentando noi tutti i fatti relativi per alimentare le indagini penali avviate nelle sedi esterne di competenza.

Chi ha sbloccato la piattaforma logistica?

Il progetto dell’Autorità Portuale di Trieste per una piattaforma logistica tra scalo Legnami e l’ex Italsider è stato approvato dal governo italiano amministratore attraverso il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) nel maggio 2012.

L’Autorità portuale ha già accantonato tre quarti dei capitali necessari ed indetto la gara d’appalto, ma deve attendere un contributo di 32 milioni dal governo. Importo che due mesi fa (30.5) il Piccolo stesso aveva precisato fermo solo per problemi di bilancio del governo stesso, sottolineando l’attivismo della presidente Monassi.

Questo 31 luglio, poco prima delle ore 20, le agenzie hanno annunciato quindi da Roma che Monassi era riuscita ad ottenere direttamente dal premier Letta e dal ministro dei Trasporti Lupi lo sblocco del finanziamento, messo a disposizione dal Ministero del Tesoro. E la notizia è stata ripresa correttamente dalle testate normali.

Ma non dal Piccolo, che per poter continuare ad accusare falsamente Monassi di immobilismo e chiederne le dimissioni ha manipolato anche questa notizia affermando falsamente che si tratta di fondi “fermi da anni” e che lo sblocco non sia un successo dell’attività di Monassi, ma delle pressioni intimidatorie che le fanno Cosolini, Serracchiani e soci col Piccolo stesso.

Questa è solo una sintesi delle puntate disinformative sul Porto da parte del Piccolo e consociati negli ultimi tre giorni, nei quali il sindaco Cosolini si è anche buttato in mare vestito. E mentre finiamo di scrivere l’articolo (notte tra il 1° ed il 2 agosto) si può prevedere che continueranno sempre più violente.

Riconfermando dunque i motivi per invitare allo sciopero i lettori del Piccolo: smettiamo di comperarlo finché l’editore non si deciderà ad imporgli una linea d’informazione equilibrata ed onesta.

© 2 Agosto 2013

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