La Voce di Trieste

Che fine hanno fatto le cinque coturnici?

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A stagione venatoria conclusa non è dato sapere se e quanti esemplari sono stati abbattuti

 

Che fine hanno fatto le cinque coturnici ed i galli forcelli che l’assessore Violino ha offerto ai cacciatori su un piatto d’argento? A chiederselo sono le associazioni ambientaliste Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf che nei giorni scorsi hanno avanzato formale richiesta agli uffici regionali per conoscere l’esito del decreto assessorile che ha concesso l’abbattimento di cinque esemplari di coturnice su tutto il territorio regionale. Richiesta che non ha avuto ancora alcuna risposta.

«Che si sia dovuto attendere l’ultimo giorno a disposizione per raggiungere il numero di esemplari concessi per l’abbattimento – commentano Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf – è dimostrazione di quanto andiamo dicendo da tempo: ossia che la loro rarefazione sul territorio regionale è a tal punto critica da rendere assurda e inaccettabile la possibilità di abbattere anche un solo esemplare di questa specie. In queste condizioni il decreto assessorile, quindi, è servito solo per prolungare il calendario venatorio e concedere alle doppiette di scorrazzare liberamente qualche giorno in più per i boschi».

«La mancata pronta risposta degli uffici regionali a nostra precise richieste – commentano poi le associazioni – la dice lunga sulla totale mancanza di organizzazione dello staff dell’assessore Violino, che non è stato in grado di monitorare gli abbattimenti nelle varie riserve di caccia per tenere sotto controllo il numero finale di esemplari uccisi. Monitoraggio che invece avrebbe dovuto essere compiuto perché, a prelievi effettuati, si sarebbe dovuta chiudere la caccia».

Vista la pressione dell’opinione pubblica che, tempestando di mail le redazioni dei giornali e delle tv locali, ha dimostrato chiaramente di ritenere inaccettabile che due specie ormai rare come la coturnice e il gallo forcello vengano cacciate, «l’assessore – concludono gli ambientalisti – avrebbe dovuto garantire la massima vigilanza rispetto ai prelievi delle riserve di caccia ed essere tenuto costantemente informato sull’andamento degli abbattimenti. Cosa che invece non ha fatto, dimostrando ancora una volta il totale disinteresse verso la tutela della fauna, che è patrimonio collettivo».

 

Leggi qui il primo appello lanciato dalle associazioni.

© 16 Novembre 2011

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