La Voce di Trieste

Previsioni e Decisioni

di

“Il destino mescola le carte e noi giochiamo”, Arthur Schopenhauer (1788-1860)

L’avevano pensata giusta quei furbastri di Romani: la natura fa quanto deve, l’uomo ciò che può, la divinità quel che vuole.

Su tutto aleggiava il fato, fatum. Originariamente era la decisione ineluttabile del nume; in seguito venne chiamato, più saggiamente, Destino, figlio del Caos e della Notte, tessitore di arcani disegni, cui erano sottoposti, come meri esecutori, anche gli dei. Di preciso nessuno conosceva, e tutt’ora nessuno è al corrente, di cosa sia esattamente questa forza estranea e come agisca.

I primi filosofi guardarono alla fisica da cui trassero qualche indicazione: insufficiente e soprattutto insoddisfacente per spiegare l’avventura umana. I loro successori andarono “oltre” e approdarono alla metafisica.

Come indica la preposizione greca ????, il campo d’indagine della metafisica si occupa di ciò che viene “dopo” la fisica, che la trascende, pur rimanendo in contatto con essa. Superfluo rammentare i vincoli fisici, a cui l’essere umano, inteso come materia, è sottoposto; i suoi modi di procedere, i suoi intenti, le sue aspirazioni investono, al contrario, la sfera metafisica le cui regole incerte hanno alimentato e alimentano discussioni fra psicologi, filosofi, preti.

A ben vedere, le due direzioni del sapere, in apparenza divergenti, come vorrebbe l’artificiosa separazione fra anima e corpo, risultano essere, se non continue, almeno contigue, per una misteriosa influenza delle contingenze fisiche su quelle spirituali. La supposta presenza di un artefice onnipresente, onnipotente, onnisciente, peculiare delle religioni monoteiste, ha reso ancora più spinoso il dilemma del cosiddetto libero arbitrio, sventolato da insigni esperti di teosofie.

Quando si ammette l’esistenza di un essere superiore che crea, vede e provvede il bene, com’è possibile che esista il male, ma soprattutto perché alcuni uomini verranno dannati ed altri salvati (o elogiati) per le loro opere, se tutto era già stabilito dalla notte dei tempi? Il concetto filosofico di determinismo, conseguenza necessaria nel presente e nel futuro degli eventi passati, preclude ogni libertà di scelta o di indeterminismo, dov’è il caso a farla da padrone. La via di mezzo, in cui una parte è stabilita e una parte è libera, è forse quella più attinente alla realtà, salvo poi confondere volontà con necessità e metafisica con fisica.  

Lev Nikolaevi? Tolstoj (1828-1910), il “leone” della letteratura russa con talento speculativo, sembra aver colto il nesso reperibile tra le due posizioni e, in qualche modo, la casualità delle storie (doveroso il plurale) universali e personali.

In Guerra e pace (1865) descrive, con dovizia di particolari, la battaglia di Borodino (7 settembre 1812) in cui Napoleone sbaraglia i russi del generale Kutozov e si apre la via per Mosca. Kutuzov ritira i suoi e incendia la capitale. Mossa geniale, abilità strategica, prontezza tattica, si dirà in seguito e il vecchio comandante in capo verrà celebrato come il salvatore della patria. Il commento di Tolstoj è più cinico o, se vogliamo, più aderente (e pertinente) a congiunture reali. Le mosse alternative erano molte sia per i Francesi che per i Russi ed ognuna avrebbe dato risultati diversi. “Cosa sarebbe successo se… (ad esempio Cesare non avesse guadato il Rubicone)” domande rituali di fantasie ucroniche (al di fuori del tempo): tutto e il suo contrario, se una “legge” imperscrutabile non avesse tracciato un cammino quasi obbligato.

L’ingegnosa “marcia di fianco”, che tolse dall’imbarazzo l’armata russa, non era prevista né tantomeno pianificata; semplicemente “La palla dell’esercito russo, che era rotolata indietro in direzione dell’urto ricevuto…allorchè la forza della spinta si fu esaurita e non ricevette più urti, prese la posizione che le era naturale” (Guerra e pace Rizzoli 1964 pag.1444).

Se Tolstoj si sia ispirato all’antichissimo gioco delle bocce (risalente, pare, al 7.000 a.C.) o al più moderno biliardo (XVI secolo) non possiamo sapere ma, tutto sommato, poco cambia rispetto all’intuizione dello scrittore: forze fisiche in movimento, ubbidienti ai principi della dinamica.

“Ciascun corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, salvo che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse” (prima legge) e “Il cambiamento di moto è proporzionale alla forza risultante motrice impressa” (seconda legge), danno conto di molte, per non dire tutte, le accidentalità storiche e individuali.

Le forze motrici che hanno dato e danno origine al cambiamento di moto sono basate essenzialmente su bisogni materiali o su ideali assoluti. Le antiche lotte delle plebi, le indipendenze comunali, le moderne rivendicazioni sindacali, di corso concretamente diretto, si sono inserite, a fasi alterne, in cornici di più ampio respiro prettamente ideologiche.

Crociate di vario tipo e natura, imperialismi, nazionalismi, colonialismi, assolutismi, dittature, (e cattive amministrazioni) caricano di energia l’oggetto del loro interesse con il risultato di provocare (“Ad ogni azione una reazione uguale e contraria”, terza legge) sommovimenti popolari, ribellioni e rivoluzioni. E i moti, collettivi o personali che siano, generati da impeti accumulati, a loro volta trasmettono le potenzialità represse, ai “corpi” che incontrano generando andamenti imprevedibili, spesso incontrollabili.

Le bilie si urtano frontalmente o solo si sfiorano; qualcuna rimbalza violentemente restituendo il colpo; altre, appena lambite, girano su sé stesse. Traiettorie deviate, mancate, inaspettatamente riuscite o fallite. Alla fine non resta che tirare le somme: percorsi rettilinei soltanto sfiorati, linee segmentate, inusitate curvature e inverosimili parabole, ospitati nei libri di storia, in biografie o trascritti su singole lapidi.

La competizione va avanti ad esaurimento di tempo e di numeri; il giocatore controlla la propria volontà con “calma e gesso”; il destino, a suo piacere (incurante dell’accusa di baro), interviene senza clamori e, occultato dai fondamenti della fisica, altera, fraudolentemente, le umane aspettative di causa – effetto, scompaginando previsioni e decisioni.

 

Foto 1:  Destino; Salvador Dalì (1904- 1989)

Foto 2: Napoleone e le sue truppe alla battaglia di Borodino; Robert A. Hillingford (1825-1904)

Foto 3: Il giocatore di biliardo; Fernando Botero (1932-)

© 24 Maggio 2011

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