La Voce di Trieste

Parcheggio geriatrico a pagamento (seconda parte)

di

 

(leggi la prima parte)

Foto di Ulrich Joho

Non in tutte le case di riposo per fortuna si riscontrano deficienze tanto gravi e imbarazzanti, ma in generale le voci che giungono dall’interno di molti di questi ambienti non sono particolarmente confortanti.

L’episodio riportato non è brutale come quelli di palese maltrattamento e coercizione che talvolta tengono occupati i media. La pericolosità di fatti apparentemente minori sta però proprio nella loro scarsa visibilità. Pazienti che annegano nelle proprie feci legati al letto prima o poi vengono scoperti, e la magistratura apre inchieste che, si spera, portano poi alla condanna dei responsabili.

Ma inadempienze operative, violazioni dei regolamenti e scarsa professionalità possono susseguirsi costantemente senza dare troppo nell’occhio anche per periodi lunghissimi e senza che nessuno riesca a rendersene conto.

La storia della signora L. non è cronaca nera, ma mette in rilievo tutta l’approssimazione e la sciatteria che sono inevitabili quando la dignità delle persone e la loro salute entra in collisione con golosissimi fini di lucro.

Ci mette inoltre in guardia, ricordandoci che situazioni analoghe sono più frequenti di quel che si possa immaginare. Tuttavia è molto difficile che vengano alla luce: gli anziani sono spesso soli, sempre indifesi, e hanno paura. Anche se sono lucidi è improbabile che denuncino fatti spiacevoli che patiscono o ai quali assistono.

A Trieste sono attive 88 case di riposo autorizzate dalla Regione per un totale di 3034 posti letto.

Foto di Ulrich Joho

Gli organi preposti effettuano controlli periodici nelle strutture. In particolare, gli ispettori dell’Azienda per i Servizi Sanitari compilano nel corso delle visite una scheda di 23 pagine in cui si cerca di inquadrare le condizioni generali del sito e delle attività svolte, ma data l’estrema schematicità del formulario, molto dettagliato sugli aspetti strutturali e igienici ma scarsamente orientato all’esame del benessere psicofisico degli ospiti, risulta complesso anche per il più attento dei controllori svelare stranezze simili a quelle di cui è stata protagonista la signora L.

UN BUSINESS SPIETATO
Pochi mesi fa, i titolari di diverse case di riposo private cittadine lamentavano una flessione nel loro giro d’affari, spiegandola con le difficoltà economiche che premono sulle famiglie. Analisi azzeccata ma incompleta.

Molti ci pensano due volte prima di trasferire gli antenati in ambienti dove non si è sicuri che il personale sia in numero sufficiente, abbia le competenze adeguate e non sia sottoposto a turni pesanti che si riflettono negativamente sul servizio.

Quando poi si scopre che una casa di riposo la può aprire chiunque persino in franchising, allora la proporzione del business appare in tutta la sua possente spietatezza, ed è normale che alla fine si preferisca tenere il vecchietto alla larga dal dispendioso tritacarne.

La categoria degli imprenditori del settore ha tessuto rapporti importanti con le istituzioni. Nella precedente legislatura regionale era stata istituita, su proposta dall’allora assessore Vladimir Kosic, una Commissione Regionale per le Politiche Sociali in cui sedeva anche un rappresentante della FISA (Federazione degli Imprenditori della Sanità e dell’Assistenza). Un po’ come invitare il lupo a far parte del comitato per la protezione degli agnellini.

Si legge infatti nel sito della FISA:”Per decenni la Federazione si è battuta contro le leggi regionali, che regolano il settore residenziale per anziani che hanno discriminato il comparto privato rispetto a quello pubblico e del privato cosiddetto no-profit. Di fatto gli Enti Locali hanno assunto nei confronti delle imprese del settore un atteggiamento scarsamente collaborativo non consentendo ai cittadini di scegliere liberamente le strutture a loro più gradite”.

Decisamente un bel colpo battersi strenuamente contro gli Enti Pubblici e allo stesso tempo farne parte per contribuire a tracciare linee guida essenziali in ambiti in cui si hanno grossi interessi.

Se le strutture più a rischio sono quelle private, quelle pubbliche, più grandi e trafficate, soffrono in ogni caso di carenze in gran parte legate ai ritmi di lavoro cui deve sottoporsi il personale, quasi interamente dipendente di società o cooperative che, per aggiudicarsi gli appalti, fanno offerte a ribasso che influiscono sulla qualità globale delle prestazioni.

Pubblica, privata o convenzionata, se siete ricoverati in una casa di riposo consideratevi fortunati: significa che siete riusciti a diventare molto vecchi e che, direttamente o con l’aiuto di qualcuno, siete in grado di pagare la retta. Visto che avete questo privilegio, cercate di non essere troppo esigenti, possibilmente di non fare domande inopportune e di affidarvi con fiducia agli addetti che vi accudiscono.

Leggetevi il giornale, se gli occhi ancora vi funzionano; statevene buoni davanti alla TV, che se anche non ci vedete è pure meglio; schiacciate un sonnellino e sognate di quando potevate camminare con le vostre gambe e vi piaceva passeggiare sotto il sole. Fate quello che volete, ma non pretendete misericordia e comprensione. Negli affari non c’è spazio per queste cose.

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© 28 Ottobre 2013

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