La Voce di Trieste

“Privato vende appartamento 54 mq” – Prima puntata

Prima parte del racconto di Sabrina Gregori. Mercoledì 23 febbraio la seconda puntata


Rosanna andò ad aprire la porta al suono del campanello.

– Quarto piano, prenda la scala a sinistra. –

Ripose il citofono nella base sulla parete e corse in cucinino a spegnere il fuoco sotto al pentolino pieno d’acqua quasi all’ebollizione. Versò l’acqua calda nella sua tazza preferita e immerse la bustina di tè alla menta. Avrebbe avuto la temperatura giusta quando la visitatrice se ne fosse andata. Rosanna calcolò un quarto d’ora circa.

Raggiunse nuovamente l’ingresso e accolse la signora in cappotto marrone che si presentò come Agatha Rosenbauer.

– Questo è l’ingresso dell’appartamento, funzionale ma non troppo grande. – disse Rosanna, introducendola in casa – Come le dicevo al telefono, la disposizione degli ambienti è molto razionale e pratica. L’ingresso, perciò, non porta via spazio alle altre stanze e i 54 metri quadrati sono ben utilizzati. –

La signora diede una rapida occhiata e puntò subito due sottili occhi azzurri sul viso della sua interlocutrice. Sorrise, solamente con le labbra. Rosanna allora la condusse subito a destra, nel soggiorno, una stanza ampia e luminosa, senza dubbio uno dei punti forti del suo appartamento.

– Come vede il soggiorno è davvero ampio per un appartamento di questa metratura. – Questo era il momento che normalmente sceglieva per sfoderare al possibile acquirente il primo grande sorriso, una larga apertura di simpatia che le si stampava sulla faccia. Chi ne veniva irradiato difficilmente poteva resistere al desiderio di restituirglielo. Era un dono di cui aveva imparato a sfruttare i vantaggi, negli anni. Peccato averne raggiunto la consapevolezza così tardi, chissà quanto sarebbe stato utile se ben speso nell’adolescenza. Ma è chiaro come a 38 anni siano evidenti tante cose che a 17 sono immerse nel buio dell’inesperienza e dell’insicurezza.

Al suo sorriso aperto la donna restituì uno sguardo curioso. Piegò leggermente la testa di lato, mentre le osservava la bocca, studiandola. Rosanna sentì il sorriso irrigidirsi. Spiazzata dall’inconsueta reazione della donna al suo tentativo di ingraziarsi il possibile acquirente, si schiarì la gola e si girò verso la portafinestra. Con un gesto non privo di imbarazzo, allargò le braccia a sottolineare l’ampiezza della stanza e dopo una breve pausa in attesa di un eventuale commento, che non giunse, proseguì.

– Il soggiorno ha un terrazzo che dà sulla via De Amicis, come tutte le finestre della casa – indicò, dirigendosi verso la porta. Oramai aveva una certa pratica nella presentazione della sua casa. Da quando aveva messo l’annuncio di vendita sul portone dello stabile, si erano già presentati sette visitatori. Non c’era stata ancora un’offerta d’acquisto e le settimane scorrevano rapide, ma Rosanna era speranzosa. Il suo era un bell’appartamento, in una zona molto richiesta, ed era una frizzante giornata di fine ottobre. La luce entrava generosa dalle finestre quel pomeriggio e si riversava calda nelle sue stanze. Era sicura di riuscire a trasmettere ai visitatori il suo amore per quella casa, convincendoli che era un bel posto dove svegliarsi la mattina e dove tornare a godersi la propria intimità dopo una giornata di lavoro. Ma la signora Rosenbauer era un osso duro. La guardava aprire la porta finestra restando in piedi al centro della stanza, mentre teneva la borsetta gonfia con tutte e due le mani e si dondolava lievemente, spostando il peso da una gamba all’altra. Il  cappello viola le si era spostato un po’ di lato, rendendo più evidente una ciocca di capelli grigi.

Rosanna trafficò impacciata con la chiave della portafinestra che non voleva collaborare.

– I serramenti sono in legno. Non li ha mai sostituiti. – puntualizzò la donna, sorridendo con inespressivi occhi verdi.

– I pavimenti ed i serramenti sono quelli originali della casa, io non ho mai sentito l’esigenza di cambiarli perché non l’ho ritenuto necessario. – rispose un po’ risentita. Sapeva che i serramenti erano un punto a sfavore. In dodici anni lei non aveva mai fatto degli ammodernamenti nell’appartamento, tranne ridipingere le pareti e sostituire la porta d’ingresso con una blindata. Ma non doveva lasciarsi condizionare dalle frecciate della visitatrice, anche se quella donna la metteva a disagio. Dopo un po’ di visite da parte di persone dichiaratesi interessate aveva capito che per sperare in un buon esito era importante non manifestare nervosismo e diffondere nel cliente una sensazione di sicurezza e affidabilità.

La chiave finalmente girò e anche la portafinestra esterna si aprì.

– Certo, poi si tratta di un discorso di gusto personale, ma i pavimenti sono a posto, sia le piastrelle sia i palchetti di legno che vedrà in camera. – aggiunse più serena. – Quando ho acquistato l’appartamento dodici anni fa l’ho trovato in ordine. Quindi ho grattato e ridipinto porte e finestre e non c’è stato bisogno di cambiarle. Questa è una casa calda, non ci sono problemi di spifferi, o altro. –

Fece cenno di uscire a vedere il terrazzo alla donna, che si mosse dietro di lei.

– La vista fortunatamente è ampia qui, i palazzi di fronte sono ben distanti, non si prova quella sensazione di oppressione che si sente in alcune case, dove se si rivolge lo sguardo fuori dalla finestra ci si guarda negli occhi con il vicino! – si voltò ridendo verso la signora Rosenbauer, che non si era mossa oltre alla soglia della portafinestra e continuava a guardarla senza espressione.

– Oh, mi scusi, forse l’altezza le fa impressione? – Rosanna guardò verso la strada dove in quel momento stava passando lentamente una piccola Peugeot. Non era una via molto trafficata, fortunatamente, e comunque non arrivavano forti rumori della strada lassù.

– Beh, non c’è da vergognarsi, è piuttosto comune. Da quando ho preso l’appartamento mia madre non ha mai osato mettere il naso in terrazzo: soffre di vertigini, un quarto piano è troppo per lei. – disse rivolta all’ospite, sempre ferma nello stesso punto. – Pure per me le prime volte era un po’ difficile, forse anche a causa del tipo di protezione: una ringhiera in metallo non è certo come una muratura, – e affacciandosi nuovamente aggiunse – ma dopo un po’ ci si abitua, mi creda. – La mano che le si appoggiò improvvisamente sulla spalla era sorprendentemente forte per una donna di quell’età. Rosanna si girò sobbalzando per la sorpresa.

– E lei, ci si è abituata presto? – l’anziana signora pose la domanda col solito sorriso distaccato, senza cortesia. Rosanna poteva contare le macchie nelle iridi grigie. Le tornò in mente una cosa che aveva sentito un giorno in un programma alla radio, dove dicevano che le macchie nelle iridi rappresentavano i traumi o le sofferenze subite dalla persona. Ne fu quasi ipnotizzata, fissandole.

(continua)


 


© 16 Febbraio 2011

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